Scintille tra Letta e i grillini. E in aula risuona il grido: “Fascisti!, Fascisti!”
Torna in aula alla Camera l’accusa di fascismo. Ma stavolta i deputati che siedono a destra non c’entrano. A urlare “fascisti! fascisti!” all’indirizzo degli esponenti grillini sono stati gli eletti del Pd. Tutta colpa del premier Enrico Letta che aveva ripreso il M5S sulla gogna affibbiata ai giornalisti critici verso Beppe Grillo. Il grillino Riccardo Nuti ed altri si sono alzati ed hanno inveito urlando mentre dai banchi del Pd si applaudiva e si urlava “fascisti, fascisti”. Il Pd in piedi ha applaudito Letta quando ha detto che è inaccettabile dare del disonesto a chicchessia.
“Pensavo – ha scandito Letta – che le accuse di Grillo ai giornalisti Oppo e Merlo fossero una gaffe e immaginavo che si finisse ed invece vedo, collega Nuti, che lei ha rilanciato che o i giornalisti scrivono le cose che vi piacciono o vengono messi alla gogna. E’ inaccettabile”. “Che cosa dovrei fare io – ha aggiunto Letta – che ogni mattina leggo sui giornali le cose più strampalate, incredibili, scorrette e ingiuste dal mio punto di vista ma, caro collega Nuti, è il mio punto di vista e c’è una differenza di fondo perché se lei ritiene che un giornalista leda le regole delle nostre istituzioni può rivolgersi alla magistratura, tutto il resto fa parte del normale dibattito politico e democratico”.
Nuti ha respinto gli attacchi di Letta al M5S per le critiche alla stampa (“Essere giornalista significa essere indipendente e non scrivere sui giornali di partito, significa dire il vero e non offendere e scrivere il falso”, ha sostenuto), ma anche sulla lettera di Grillo alle forze dell’ordine. “Chi devono difendere? Le istituzioni corrotte o i cittadini onesti?”. E, ricordando la sua origine da un quartiere popolare di Palermo, ha detto che Davide Faraone, da poco nominato nella segreteria del Pd da Matteo Renzi, “è stato visto andare in casa di un pregiudicato e durante le primarie prometteva posti di lavori in cambio di voti”. Non sono mancati gli attacchi al ministro della Giustizia Cancellieri e al viceministro Vincenzo De Luca “che quando lo buttate fuori è sempre tardi”.