L’Italia appesa al Porcellum ma la decisione della Consulta sulla legge elettorale slitta al 2014

3 Dic 2013 9:39 - di Redazione

Mentre la politica tentenna sulla legge elettorale – ieri la commissione Affari costituzionali del Senato ha rinviato a dopo l’8 dicembre – oggi tocca alla Corte Costituzionale prendere in mano questa spinosa faccenda. Gli occhi sono tutti puntati sul colle del Quirinale, dove sorge il palazzo che ospita la Corte: qui da questa mattina si riuniscono i 15 giudici per ascoltare in udienza pubblica l’esame del caso fatto dal relatore Giuseppe Tesauro e poi le ragioni dei ricorrenti, promotori di un’azione approdata in Cassazione e da qui in Consulta. A quanto pare la decisione potrebbe comunque slittare all’inizio del 2014.

Il cuore della questione è se il cosiddetto Porcellum sia legittimo o no. Nel mirino, il premio di maggioranza, che è assegnato a chi prende più voti senza fissare una soglia minima d’accesso; e le liste bloccate, predeterminate dai partiti, che non consentono le preferenze. La Corte potrebbe “bocciare” il premio, riportando il sistema al proporzionale con soglia di sbarramento in ingresso. Oppure potrebbe “aggredire” le liste bloccate – anche se molti giuristi ritengono che questo sia l’aspetto su cui è più difficile intervenire. O, ancora, potrebbe attaccare l’intero impianto della legge e stabilire espressamente che rivive il Mattarellum, in vigore prima del Porcellum, che assegna il 75% dei seggi col maggioritario e il 25% col proporzionale. Ognuna di queste scelte ha punti di forza e punti di debolezza. A monte c’è l’incognita dell’ammissibilità del quesito. Molti esperti sono dubbiosi, per diverse ragioni, alcune di natura tecnica. Ma badando alla sostanza, il timore di fondo è che si finisca col domandare alla Corte, in maniera indiretta, di svolgere il ruolo del legislatore. Altri pensano invece che non si possa sottrarre alla vigilanza della Corte la materia elettorale e ritengono che l’istanza sia ammissibile. “L’ammissibilità, salvo che non sia palesemente arbitraria, è una valutazione che dal punto di vista processuale è ancorata a quanto dimostrato dal giudice rimettente”, cioè la Cassazione che ha già argomentato in proposito nella sua ordinanza, dice il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli. Si vedrà. Ma, da quanto filtra, l’ammissibilità del quesito non sarebbe un ostacolo insormontabile e “lo si potrebbe superare non perché sia tecnicamente ineccepibile, ma perché è plausibile”, si fa notare.

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