«I tifosi laziali trattati come i dissidenti anticomunisti»: la testimonianza di Scurria da Varsavia

5 Dic 2013 17:11 - di Redattore 92

Sono racconti raccapriccianti quelli riguardanti i 22 tifosi italiani trattenuti dal 28 novembre a Varsavia in occasione della partita di calcio Legia Varsavia-Lazio. Scene da Fuga di Mezzanotte: si parla di ragazze denudate in mezzo alla strada, di perquisizioni anali per alcuni tifosi, di vere e proprie torture fisiche e psicologiche attuate dalla polizia polacca. Per ora non è bastata neanche la visita ufficiale di Enrico Letta nella capitale polacca, in occasione dell’incontro bilaterale con il premier Donald Tusk per sbloccare la situazione. «Nel rispetto delle leggi – ha detto il nostro presidente del Consiglio – e della separazione dei poteri ho chiesto al governo polacco di accelerare il più possibile l’applicazione delle regole» e di «fare il possibile» per rispondere alla «grande preoccupazione» dell’opinione pubblica italiana. Sulla questione Tusk non si è sbilanciato troppo: «Farò un appello al procuratore generale e al ministro della Giustizia affinchè seguano personalmente la vicenda al fine di evitare lungaggini».  Letta si poi è recato all’ambasciata italiana a Varsavia per incontrare i familiari dei ventidue arrestati. Dopo aver saluto i parenti dei 22 tifosi, il premier ha avuto un colloquio con una delegazione per discutere di quanto sta avvenendo. Nei giorni scorsi è andata a Varsavia anche una delegazione di Fratelli d’Italia, composta dagli europarlamentari Marco Scurria e Carlo Fidanza, che ha avviato una indagine conoscitiva su quanto accaduto lo scorso 28 novembre. «Hanno preso tutti gli italiani preventivamente incarcerati per paura di rappresaglie relative e conseguenti ai disordini provocati dai tifosi polacchi a Roma di qualche settimana fa». Quindi «per paura di ritorsioni, i polacchi hanno preso 149 persone e le hanno fermate preventivamente, tranne poi rilasciarne la stragrande maggioranza perché innocente». A questo va aggiunto, rivela Scurria, che «l’11 novembre c’era stata una manifestazione della minoranza russa. Varsavia è stata messa a ferro e fuoco e la polizia è stata duramente criticata per la sua inerzia. Pochi giorni dopo, per dimostrare la propria efficienza, la polizia polacca ha mostrato la faccia feroce proprio con i nostri tifosi». L’eurodeputato di Fdi, che ha visitato anche il carcere, racconta di un penitenziario famigerato in Polonia. «È  lo stesso dove negli anni del comunismo venivano internati i dissidenti del regime. I ragazzi mi hanno raccontato di un trattamento inqualificabile. Ad alcuni hanno fatto firmare una dichiarazione in polacco in cui si autoaccusano di adunata sediziosa e oltraggio a pubblico ufficiale. Eravamo in attesa di sapere che cosa stesse facendo Letta. Ci aspettavamo un minimo di sussulto e di dignità nazionale. Speriamo che l’incontro di oggi sia servito a qualcosa. È inutile chiudere accordi commerciali quando il governo non ha la forza di sostenerli e soprattutto non è in grado di tutelare i propri connazionali». E a conferma dello scarso peso delle parole di Letta, arrivano le parole del ministro dell’Interno polacco, Barlomiej Sinkiewicz: «Comprendo il dolore dei familiari dei tifosi laziali arrestati in Polonia, ma la verità è che una parte di loro si trova a Varsavia per assistere i propri figli “banditi”. La legge è uguale per tutti, sia per i polacchi sia per gli stranieri».

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