I diktat di Kyenge e Bodrini: la social card anche agli immigrati. Ma così si penalizzano tanti italiani, come con le case popolari…

4 Dic 2013 17:30 - di Antonella Ambrosioni

Da oggi, grazie al governo a trazione Kyenge-Boldrini la social card finirà nelle tasche degli immigrati, come prescritto dalla legge di Stabilità. La social card (o carta acquisti) è una carta prepagata sulla quale lo Stato carica quasi cento euro ogni due mesi. Il provvedimento fu introdotto sotto il governo Berlusconi per andare incontro alle situazioni di grave disagio economico, in particolare ai nuclei con bambini di età inferiore ai 3 anni o ultrasessantacinquenni in condizioni di estrema difficoltà. La somma serve per pagare medicinali, generi di primissima necessità, serve per arrotondare una pensione minima e permettere a un nonno di fare un regalino simbolico al nipote. Ora, dunque, grazie ai diktat del ministro per l’immigrazione e del presidente della Camera un’altra “marchetta”, dopo quella delle case popolari, viene eseguita dal governo nei confronti degli stranieri. La social card, dunque, sarà concessa anche agli immigrati con permesso di soggiorno di lungo periodo ed avrà una dotazione maggiorata di 250 milioni nel 2014. Non è mancanza di generosità, ma non è un’idea molto geniale. Soprattutto, estendendosi la platea degli utenti, in finale, la coperta sarà sempre più corta per gli italiani. Insomma, di questi tempi le famiglie aspettavano qualcosa di diverso. Il ragionamento di Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, mette il dito nella piaga: «Il risultato sarà probabilmente quello di penalizzare molti cittadini italiani, come è successo per le case popolari. Alla fine – spiega- ci troveremo nella surreale situazione per cui converrà essere uno straniero regolare piuttosto che un italiano, visto che ormai ci sono più tutele e garanzie per gli extracomunitari che non per i nostri concittadini. Non mi sembra una scelta intelligente».

Non è una scelta opportuna, indubbiamente, «investire sull’accoglienza» come “Giano bifronte” Kyenge-Boldrini ordina, senza specificare con quali strumenti e con quali denari. Sappiamo solo a danno di chi, ossia dei tanti indigenti italiani. Che sono tanti. Quando la torta si spartisce tra troppe persone, va da sé che o qualcuno resta a bocca asciutta o le porzioni (già di per sé modeste) si assottigliano. Non ci vuole una lezione di macro-economia per capirlo. La decisione si affianca a un altro trend penalizzante per gli italiani, l’assegnazione delle case popolari. Scorrendo le liste di nomi nelle graduatorie ci si rende conto che una su due va agli stranieri in molte città, tra cui Milano. I nomi italiani sembrano dei “panda” nelle liste di accesso, che evidentemente dovranno essere rese più eque e meno penalizzanti nei confronti dei nostri connazionali. Solo la Boldrini e la Kyenge non si accorgono delle famiglie costretta da anni a dormire in camper o in auto. Qualche servizio giornalistico ne evidenzia il dramma, ma il dramma vero è che le istituzioni si voltano in tutt’altra direzione. Tanta prodigalità nella cura di migliaia di immigrati non può essere pagata dimenticando le condizioni in cui versa il Paese, dove tante famiglie dopo aver dato molto, in poco tempo sono sprofondante sotto la soglia di povertà.  Accoglienti sì, ma ciechi e discriminati no…

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