Con il 2014 negli Usa arrivano anche i primi coffee shop: Colorado e Washington legalizzano la marijuana

28 Dic 2013 14:26 - di Valeria Gelsi

In qualche modo si tratta di una rivoluzione, comunque la si pensi sull’argomento: dal primo gennaio negli Usa sarà legale produrre, vendere e consumare marijuana «per scopi ricreativi». L’apertura dei primi coffee shop riguarderà due Stati, Washington e Colorado, che a novembre hanno celebrato un referendum sulla materia. Il Colorado è quello in cui il processo è più avanzato: ha fissato la quantità massima consentita a persona in 28 grammi, ha stabilito che non si potrà vendere a minori di 21 anni (proprio come per l’alcol), ha già concesso 130 licenze, mentre altre 300 richieste sono in attesa. Qui, quindi, i rivenditori di marijuana potranno aprire già il primo giorno dell’anno. Nello Stato di Washington, invece, le procedure sono andate più a rilento e i primi esercizi dovrebbero tirare su le serrande per la metà dell’anno. Si tratta di un business potenzialmente colossale per tutti, privati e pubblico, visto che si potrà avviare la produzione interna e che le autorità locali potranno contare su una fonte di imposte del tutto nuova. I primi calcoli, forniti da una ricerca della società ArcView, parlano di vendite per 2,34 miliardi di dollari. Inoltre, in molti scommettono anche sull’indotto del turismo e c’è già chi, tra gli operatori del settore, propone viaggi organizzati. Si pensa soprattutto al turismo interno, visto che la legislazione all’interno della federazione è quanto mai variegata: la cannabis per uso medico è legale e regolamentata in 19 Stati, in molti il consumo privato non è considerato un crimine, in altri è invece totalmente bandito. Nessuno, comunque, si è mai spinto tanto in là quanto Colorado e Washington. «La novità attrae persone da tutte le parti», ha spiegato Adam Raleigh, titolare della Telluride Bud cannabis Company. «Aspettiamo persone da Texas, Arizona e Utah. Negli ultimi mesi – ha proseguito l’uomo – ho ricevuto ogni giorno da quattro a sei mail, e tra cinque e dieci telefonate da persone che mi chiedono i dettagli della legge e come combinare al meglio una vacanza di sci e cannabis». 

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