Barry Austin, l’obeso con sogni di gloria che ha sfidato la bilancia per arrivare in tv

9 Dic 2013 12:46 - di Bianca Conte

Quanto “pesano” sulla vita di una persona quei maledetti 15 minuti di celebrità profetizzati dal visionario Andy Wharol? Nel caso di Barry Austin molti, molti, molti chili. Troppi. E ora, nella schizofrenia che alterna fisiologicamente sogni di gloria e incubi quotidiani vissuti per realizzarli, il cittadino britannico passato nel 2004 dall’anonimato alla fama mediatica; dopo aver sfidato i principi alla base di una corretta alimentazione alla conquista del record di obesità che l’avrebbe reso celebre, tenta di liberarsi di quella zavorra di grasso.

E dalla guerra al peso-forma alla lotta dimagrante per la sopravvivenza, il passo viene dettato (ancora una volta) dalla dieta: per ingrassare, prima, per perdere i chili di troppo, poi. Nel mezzo, una vita scandita dal cibo e dall’ossessione di apparire in tv: prima in quanto uomo più grasso del Regno Unito, (titolo detenuto da Barry Austin fino al 2004), poi in quanto obeso costretto a durissimi tour de force ipocalorici per affrontare condizioni di salute deteriorate dopo un massiccio consumo di salsicce e uova fritte, annaffiate da litri di birra e bevande frizzanti e zuccherate. Sempre, e comunque, discusso protagonista sotto i riflettori dei media, sia quando, aspirando al titolo di uomo più grasso, sfidava la bilancia pesando oltre 400 chili; sia adesso che, in un match al contrario, ne pesa 286 cercando di vincere ogni minuto della sua giornata il sovrappeso che potrebbe essergli fatale, con l’intento secondario (e forse neanche troppo) di mostrare al pubblico televisivo gli effetti nocivi di un cattivo sistema nutrizionale. Un fisico, quello del quarantaseienne inglese, messo a dura prova dalla quantità sovrabbondante di cibo e bevande alcoliche e gassate, e ulteriormente danneggiato da una errata combinazione degli alimenti. Abitudini alimentari, quelle del giovane Austin, prima indette e e perseguite, poi contraddette e abbandonate, con il risultato di una salute sottoposta a un training gastronomico passato dalle 29.000 calorie al giorno (delle 2000 del fabbisogno giornaliero) del menù ingrassante, alle 1500 odierne imposte dalla dieta dimagrante e, nel suo caso, salvavita. Un’immagine, la sua, costruita sul modello della notorietà spettacolare che, tra performance reality e chiacchiere da salotto tv, sfide all’ultimo grammo e lunge sessioni di cucina catodica, invita a farsi strada a colpi di record: e poco importa se positivi o negativi, quel che conta è esserci, belli o brutti, sani o malati. Speriamo di non dover arrivare al punto di scrivere, vivi o morti che siano i protagonisti tv, vittime del desiderio di presenziare sul piccolo schermo a tutti i costi…

 

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