Tra la Boldrini ed Evita Peròn sappiamo chi scegliere. Così come ci piace studiare De Felice…

23 Nov 2013 17:58 - di Francesco Signoretta

L’ultimo insulto, in senso cronologico, è «ricattatore», rivolto a chiunque ponga la questione della decadenza di Berlusconi. Gli esponenti della sinistra non sono più quelli che, pur di non criticare la crudele evoluzione del comunismo sovietico, si limitavano a esaltare la «spinta propulsiva della Rivoluzione di Ottobre». Ma hanno mantenuto intatti i metodi di criminalizzazione e le tecniche di linguaggio. Negli anni Settanta, se non avevi la tessera del Pci eri «contro la lotta del proletariato» e quindi un «borghese» intento solo a salvaguardare i tuoi interessi; se militavi a destra eri considerato un «nemico della classe operaia» e un «servo dei capitalisti»; se nelle scuole eri contro l’autogestione eri un «amico degli sbirri». Cambiano i simboli, cambiano le parole ma la strategia è sempre la stessa. In queste settimane il centrodestra viene bollato in tutti i modi. Porre la questione delle tasse significa essere «populista». Mettere sul tappeto il problema dell’immigrazione clandestina è da seguaci di Pinochet (o meglio, per dirla come i “sapienti grillini”, Pino di nome e Chet di cognome). Rilevare che i campi nomadi sono un concentrato di illegalità costa l’accusa di «razzismo». Chiedere l’intervento dell’esercito nelle situazioni di emergenza è prova di simpatie «militariste». Per tutto il resto, ogni volta che fa comodo, parte il «dagli al fascista», termine buono da spendere in qualsiasi occasione. Sono riusciti a criminalizzare il più grande storico dell’età contemporanea, Renzo De Felice, figuriamoci se non ci provano con gli avversari politici. Sin dall’inizio dell’ultimo ventennio, il centrodestra è stato definito dai “democratici” come una coalizione «peronista». E l’accusa è stata lanciata a turno da tutti gli esponenti di spicco dell’attuale Pd. Li invitiamo a leggere questa frase: «Ho solo un’ambizione personale. Che il giorno in cui si scriverà il capitolo meraviglioso della storia di Peròn, di me si dica questo: c’era, al fianco di Peròn, una donna che si era dedicata a trasmettergli le speranze del popolo. Di questa donna si sa soltanto che il popolo la chiamava, con amore, Evita». Esiste qualche esponente “rosa” della sinistra capace di pronunciare tutto questo? Il centrodestra avrà anche derive «peroniste», come dicono il Pd e i vendoliani. Ma tra la Boldrini e la “peronista” Evita sappiamo cosa scegliere. A ognuno i suoi simboli e la sua storia.

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