La Cancellieri: «Non ho mai derogato al mio dovere». E la maggioranza le conferma la fiducia

5 Nov 2013 19:48 - di Redazione

«Mi dispiace e mi rammarico di avere fatto prevalere i miei sentimenti sul distacco che il ruolo di ministro mi doveva imporre». Annamaria Cancellieri ha ammesso che la telefonata con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, ha avuto passaggi inopportuni. Ma, riferendo in Parlamento sulla scarcerazione di Giulia Ligresti, ha ribadito che «mai ho derogato al mio dovere». Nel doppio intervento, prima al Senato e poi alla Camera, dunque, il Guardasigilli ha confermato la linea tenuta finora, rispondendo alle accuse e alle obiezioni con franchezza, ma anche rigettando qualsiasi tipo di illazione sulla trasparenza della sua condotta.

Il ministro ha ripercorso le tappe che hanno portato alla scarcerazione di Giulia Ligresti, spiegando che fu il medico del carcere di Vercelli, il 12 agosto, a fare la prima segnalazione sul caso della donna, arrestata nell’ambito dell’inchiesta torinese su Fonsai. La segnalazione alla procura arrivò, poi, il 14, mentre il suo interessamento avvenne il 19 agosto, «cinque giorni dopo», ha sottolineato. Quindi, la scarcerazione «non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, ma per indipendente decisione della magistratura torinese», ha detto il Guardasigilli, ricordando che anche il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, ha chiarito che non vi era stata alcuna pressione. È dunque «arbitrario e destituito di ogni fondamento» sostenere il contrario, si è difesa il ministro, aggiungendo che la sua carriera non è mai stata influenzata dai rapporti personali. «Sono e desidero essere considerata come una persona libera, che non ha contratto debiti di riconoscenza a cui non sarebbe in condizione di sottrarsi», ha affermato, spiegando di essersi sentita colpita nell’onore. «È vero – ha proseguito – non tutti i detenuti hanno possibilità di avere diretto contatto con il ministro della giustizia», ma «nessuno più di me avverte questa disparità di condizioni». «È difficile essere vicina a tutti», ha aggiunto il Guardasigilli, ricordando che «ogni vita che si spegne in detenzione è una sconfitta per lo Stato e per il sistema carcerario». «Io – ha spiegato – ne sento il peso e per questo ho dedicato parte rilevante mio impegno al problema carcere». Il ministro, dunque, ha ricordato quanto già emerso dalle cronache e dai suoi stessi interventi di questi giorni: «Ho agito esattamente nello stesso modo in cui mi sono comportata in molti altri casi. Non ho bisogno di farne l’elenco. Sono tanti e anonimi, più di cento solo negli ultimi mesi. Sono tutti agli atti degli uffici a disposizione per chi li volesse visionare».

In aula, ad assistere alla relazione, c’era anche il premier Enrico Letta, che già nei giorni scorsi aveva ribadito la propria fiducia nell’operato della Cancellieri. Anche di questo ha parlato il ministro, spiegando che «la fiducia è decisiva per andare avanti nell’incarico». Il Movimento 5 stelle ha depositato al Senato una mozione di sfiducia individuale e anche la Lega è rimasta fredda alle parole del ministro, che però è stata “riconfermata” da tutta la maggioranza. «Invitiamo calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia come lo sta facendo», aveva detto già in mattinata il vicepremier Angelino Alfano, sottolineando che «da parte nostra c’è il massimo sostegno». «Abbiamo ascoltato il ministro, e guardando l’esposizione dei fatti e gli atti abbiamo confermato la fiducia: non ci sono stati interventi fuori dalla sua responsabilità», sono state poi le parole del segretario del Pd, Guglielmo Epifani.

 

 

 

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