Ignazio Marino “nun ‘gnaa fa”: lo scoglio del bilancio comunale e l’incontro fallito per fare pace con Caltagirone

26 Nov 2013 12:35 - di Redattore 89

Tempo di bilanci per la giunta Marino. Sul tavolo non c’è solo quello del Comune, c’è anche quello sull’operato del sindaco, che ora è sull’orlo del commissariamento. La “finanziaria” di Roma torna oggi in discussione in aula Giulio Cesare, va approvata entro venerdì e ci sono 160mila emendamenti già presentati da discutere. Se la maratona manca l’obiettivo dell’approvazione, scatta il default e Marino va a casa. Il primo cittadino sostiene che uno scenario del genere sarebbe colpa della «inadeguatezza di una certa classe dirigente», che «Roma non si merita». Ma gli osservatori della città concordano nel dare un’altra lettura e il bilancio lo fanno sull’operato del sindaco: inadeguato si è rivelato il sindaco, che da un lato ha inanellato una serie di passi falsi, inimicandosi diverse categorie centrali per il governo della Capitale, e dall’altro non ha avuto il polso politico necessario per guidarla lui con la sua giunta. Un’analisi esplicita in questo senso si trova, in particolare, sul Corriere della Sera, in un articolo intitolato «In coda e senza soldi: la Capitale dello scontento». L’articolo rivela, tra l’altro, di un incontro segreto tra Marino e Francesco Gaetano Caltagirone, avvenuto una ventina di giorni fa, voluto dal sindaco e «andato male». Com’è noto, il costruttore Caltagirone rappresenta uno dei “poteri forti” di Roma. Un altro giornale, La Stampa, presenta invece Marino come una sorta di eroe martire, che si trova nei guai proprio per aver voluto sfidare i poteri forti: partiti e cemento. Se si va appena sotto la chiave di lettura apologetica del pezzo, intitolato proprio «Marino all’attacco dei poteri forti: “Giocano allo sfascio”», si vede però che la sostanza non cambia rispetto al pezzo del CorSera: c’è un sindaco che non sa dove mettere le mani e c’è una città  che si arrangia come può e come sa per sopravvivere nonostante l’infinita catena di disastri del medico genovese: quello del bilancio, della metro C e della mobilità in genere; e ancora il disastro delle nomine sensibili, delle consulenze e della tenuta d’aula, oltre al disastro dei rapporti con gli interlocutori del territorio, siano o meno poteri forti. Ognuna di queste debacle su La Stampa viene presentata come l’effetto del fatto che «da quando è sindaco, a dispetto di chi lo attendeva al varco del realismo, il professore non ha dismesso i panni del “marziano a Roma”. Assumendo un atteggiamento di “contropelo” che ha messo di malumore i “poteri forti” della città».

Di fatto, si tratta della visione che il primo cittadino dà (e forse ha) di sé e, non a caso, il pezzo del quotidiano torinese va sotto la testatina «Colloquio». Anche il Corriere si sofferma su questo rapporto controverso con i “poteri forti”, sottolineando però che, in fondo, non è altro che la vecchia favola della “volpe e l’uva”. «Marino dà una forte sensazione di solitudine anche ai suoi: “Stiamo sfidando i poteri forti della città, costruttori, editori, imprenditori”, proclama, saltato l’abboccamento con Caltagirone». Quell’appuntamento – si legge sul Corsera – avvenuto «in gran segreto» e «andato male». «Per dare un’idea dei rapporti tra i due, avvelenato anche dalle tensioni sull’Acea – scrive Goffredo Buccini – basta un titolo del Foglio: “L’Ingegnere e il Marziano. Quer pasticciaccio brutto tra il Messaggero e il sindaco di Roma”. Mesi di attacchi, attribuiti alla volontà dell’editore. Poi l’incontro: un’ora tesa , nell’ufficio con vista sui Fori». Il Corriere spiega che all’ordine del giorno c’era la metro C, ma chi può escludere che non vi fosse anche un altro tentativo di abboccamento? Caltagirone è stato, infatti, lo “sponsor” di quell’Alfio Marchini che si candidò a sindaco e che oggi, dall’opposizione, firma 130mila emendamenti al bilancio, spianando così la strada al possibile arrivo di un commissario.

 

 

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