Firenze dice sì al cimitero per i “bambini mai nati”: e su Renzi piomba l’anatema delle paladine della legge 194

4 Nov 2013 10:29 - di Antonella Ambrosioni

Si era appena conclusa la convention della Leopolda, protagonista il sindaco di Firenze candidato alla segreteria Pd, che il consiglio comunale della città approvava la delibera che autorizza l’istituzione di un cimitero per la sepoltura dei feti. Apriti cielo. Ma come, un gesto che fa così “integralismo cattolico” in una città che si sta dando un’immagine così progressista e innovativa? Ecco così che sul “povero” Renzi sono piombate le Erinni.  Come fanno notare le femministe e come scrive Marina Terragni, esponente del movimento «Se non ora, quando?», su Io donna del Corriere della Sera,  il provvedimento va a colpevolizzare le donne che decidono di abortire  e trasforma Renzi in qualcosa molto simile a un “mostro” cattolico come Giovanardi o a un esponente dei movimenti per la vita.

Va ricordato che il provvedimento è passato con 30 voti a favore, 4 contro e 7 astenuti. Anche Idv, la lista Noi per Matteo Renzi e il Partito Democratico l’hanno approvato, tranne Francesco Ricci e Claudia Livi che non hanno votato. Contrari Ornella De Zordo (lista Perunaltracittà), Tommaso Grassi di Sel, Marco Semplici e Massimo Sabatini per la Lista Galli. Come spiega Grassi, ormai la prassi “consolidata” «è che c’è già nei fatti un’area dedicata nel cimitero». Anzi, definire criteri come le dimensioni delle fosse «istituzionalizza la questione», spiega. Dalla prassi tollerata «si passa a un vero regolamento con un iter pubblico», che conferisce, pensate un po’, ai «feti lo status di “cittadini morti». Per le femministe un salto di qualità, ma all’indietro, un atto simbolico pesante e retrivo.

La cattolica Stefania Saccardi, vicesindaco, difeso il provvedimento, leggendo in aula lettere di coppie che chiedono il seppellimento dei feti. Ha sostenuto che la questione non va posta in termini ideologici. In realtà la lettura data dalle donne dei movimenti sembra essere proprio questa a giudicare dai commenti in rete: il fatto grave di tutta la vicenda sembra essere il cedimento politico all’area cattolica. “Renzi, vediamo quante donne ti votano», scrive su twitter la Terragni, che se la prende col Pd e che su Io donna motiva le sue convinzioni.

Il fatto è che da un singolo provvedimento – opinabile come tutte le cose umane-  la giornalista parte con un “pistolotto” in cui c’è dentro tutto: la difesa della legge 194 (che nessuno si è sognato di attaccare); un attacco ai «veri abortisti: quei datori di lavoro che costringono le giovani donne a firmare all’atto dell’assunzione dimissioni in bianco, da utilizzarsi in caso di gravidanza; le banche che non concedono mutui per l’acquisto della prima casa, impedendo a molte giovani coppie di costruire un proprio nido; la politica che non investe nel welfare e nei servizi». E poi la butta sul terreno elettorale: Renzi non ti voto: «Non puoi accarezzare il pelo dell’oltranzismo cattolico,”ma anche” sperare nel consenso dell’elettorato femminile». E si prende l’applauso di Pippo Civati, scatenando una polemica tutta interna al Pd.

Così temi sensibili come l’aborto e la pietà umana di molte coppie che richiedono di dare sepoltura ai poveri resti diventano, comunque li si rigiri, scontro ideologico ed elettorale. In questi anni – si dannano l’anima le femministe – le associazioni no-choice si stanno muovendo in tutta Italia per far approvare a livello locale provvedimenti che aprano cimiteri per feti, «all’insegna della retorica per la “difesa della vita”». Si sono mai poste l’imbarazzante domanda se non sia solo retorica?

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