È caos dentro Sc. I “popolari” lasciano l’assemblea di partito. I montiani: «È sabotaggio»

15 Nov 2013 20:57 - di Redazione

I “popolari” di Scelta civica abbandonano per protesta l’assemblea del partito , dove contestano le procedure messe ai voti che derogano lo statuto, introducendo il voto di «incaricati regionali» in aggiunta a quello dei responsabili organizzativi regionali. Lorenzo Dellai è stato il primo a lasciare l’assemblea. «Stiamo chiedendo che l’assemblea abbia delle regole democratiche. Se non possono essere assicurate, non stiamo qui a perdere tempo», dice anche Andrea Olivero. La deroga allo statuto viene quindi messa ai voti e passa con 42 sì, nessun astenuto e nessun contrario. Indignata la reazione dei montiani, che parlano di «sabotaggio» e di «chiaro intento provocatorio». «È evidente che questa sortita era preordinata e che non c’era alcuna intenzione di avere un confronto politico. Questo denota uno spirito distruttivo e non costruttivo» si lamenta Benedetto Della Vedova secondo il quale la mossa dei “popolari” è «strumentale». Anche per Gianluca Susta c’è stata «una vera e propria provocazione: quando si usano i cavilli per contestare la sostanza si rifiuta la dialettica e ci si mette nello spirito di non accettare le ragioni della maggioranza».

Cerca di gettare acqua sul fuoco il presidente vicario di Scelta civica, Alberto Bombassei: «Mi dispiace che per ragioni procedurali si sia arrivati a questo strappo, o strappetto, che si poteva evitare». «Non lo vivo comunque come uno strappo definitivo» aggiunge Bombassei, ricordando che «l’intento di Scelta civica era quello di ricomporre culture diverse». Il tentativo “ecumenico” dell’esponente di Sc non sembra destinato a esiti particolarmente brillanti. I “popolari” di Scelta civica pensano probabilmente già ad altro. E staranno in trepidante attesa di quello che accadrà al Consiglio nazionale del Pdl. Ed è lì, e non nelle discussioni sul regolamento di Scelta civica, che dobbiamo cercare le ragioni dello “strappetto”, come Bombassei, bontà sua, chiama la vera e propria secessione di  Olivero, Dellai & Company.

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