Decadenza, braccio di ferro al Senato tra Pdl e Grasso. Schifani: non arretreremo di un passo
È scontro nel Consiglio di presidenza del Senato, chiamato a valutare l’irregolarità del voto della giunta sulla decadenza di Berlusconi. La questione da valutare era se i post offensivi contro Silvio Berlusconi del grillino Vito Crimi, inviati su twitter e su facebook durante la camera di consiglio per il voto sulla decadenza, fossero causa sufficiente per invalidare il voto della giunta delle elezioni. Il presidente Grasso ha però convalidato il voto, affermando che il Consiglio di presidenza del Senato è incompetente a decidere in merito. Ma Pdl e Lega si sono opposti a questa decisione lasciando il consiglio dopo due ore di acceso dibattito: così facendo hanno fatto mancare il numero legale e hanno impedito alla seduta di concludersi. Il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani ha detto che ora il suo partito attende dal presidente Grasso di sapere quale sia l’organo del Senato a cui si può appellare la decisione della giunta di dichiarare decaduto il senatore Silvio Berlusconi. La questione, dunque, per il Pdl è ancora apertissima.
“Se Grasso ritiene chiusi i lavori del Consiglio di presidenza noi ne chiederemo immediatamente una riconvocazione. Chiediamo chiarezza e non arretreremo di un passo su questo”, ha esordito Schifani prendendo la parola in aula. “Chiediamo di sapere quale organismo interno al Senato è chiamato a valutare la ricevibilità o meno dei lavori della giunta” di Palazzo Madama sulla decadenza di Silvio Berlusconi. “Il principio della inappellabilità e indiscutibilità delle valutazioni della giunta è impossibile da accettare. Qualunque organismo interno al Senato ha il diritto-dovere di essere controllato da un organo superiore”, ha concluso Schifani.
A Schifani ha replicato il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda: “Non posso credere che il presidente Schifani, che è stato anche presidente del Senato, non sappia che il consiglio di presidenza non c’entra niente con i lavori della giunta per le elezioni”. Secondo il Pd, dunque, il caso è chiuso e la decisione della giunta delle elezioni è inappellabile.
Frizioni tra Pd e Pdl si registrano anche sul minato terreno del decreto legge istruzione. Un provvedimento il cui impianto non piace affatto ai parlamentari azzurri al punto che i senatori del Pdl hanno minacciato di non votare secondo le indicazioni del governo se il testo non sarà emendato da quella “struttura obsoleta” che secondo la senatrice Cinzia Bonfrisco ancora una volta si vuole propinare agli studenti facendo lievitare le assunzioni.