Danimarca, scrittore palestinese aggredito al grido di «Infedele, devi morire»
Nuovo grave episodio di intolleranza in Danimarca. Dopo le minacce sono arrivati i pugni. Yahya Hassan, giovanissimo poeta di origini palestinesi che ha messo sotto accusa il comportamento degli immigrati in Danimarca nei confronti dei propri figli, è stato aggredito mentre attendeva un treno alla stazione centrale di Copenhagen. Secondo le ricostruzioni della stampa danese, il ragazzo, 18 anni, ha ricevuto una gragnuola di pugni sul capo da parte di un altro giovane di circa 24 anni, che lo ha colpito gridando «Sei un infedele, devi morire». Hassan non ha riportato serie ferite e l’altro giovane è stato arrestato dalla polizia subito intervenuta, che lo incriminerà per aggressione a sfondo politico. Il caso di Hassan ha fatto scalpore in Danimarca – dove gli è stato tra l’altro attribuito il premio di autore dell’anno – dopo che il ragazzo ha messo in più occasioni sul banco degli imputati il modo con il quale i genitori immigrati in Danimarca educano i propri figli. Egli stesso con un passato turbolento, cresciuto nella città danese di Aarhus, Hassan studia alla scuola per scrittori Forfatterskolen e ha pubblicato per la prima volta una raccolta di poesie qualche mese fa. All’inizio di ottobre in un’intervista al giornale Politiken (lo stesso giornale che nel 2005 fece un’inchiesta sula libertàdi espressione a proposito delle vignette suMaometto) il giovane aveva fortemente criticato i genitori di fede islamica per non essere in grado di educare i propri figli alla legalità: troppi giovani immigrati – aveva detto – finiscono per uscire dai binari e diventare criminali. «È come se una volta giunti qui in aeroporto – aveva spiegato nell’intervista – i nostri genitori smettano di fare i genitori, stretti tra la passività colpevole dei padri e la disillusione di madri che non mettono mai piede fuori di casa. E’ allora che molti della mia generazione smettono di andare a scuola, entrano nelle gang, sono praticamente abbandonati dalla famiglia, anche se non dallo Stato». Le dichiarazioni di Hassan hanno colpito fortemente una parte della comunità islamica in Danimarca e il ragazzo – che nel frattempo aveva partecipato anche ad una trasmissione televisiva molto seguita – è stato minacciato in più occasioni, tanto che attualmente è sotto protezione dell’intelligence. È accaduto infatti che più aumentava la popolarità di Hassan più si infittivano le minacce. Ad esempio Gyldendahl, l’editore del giovane, è passato dallo stampare 600 copie del suo libro di poesia a 17 mila; la traduzione in inglese presto sarà pronta, e persino il Wall Street Journal ha voluto un’intervista. La reazione sui social network non si è fatta attendere: alcuni hanno consigliato Hassan «di uccidersi, prima che lo faccia qualcun’altro», altri hanno invocato dio perché morisse, uno addirittura si è augurato di «possedere un bazooka». Inevitabilmente l’aggressione da verbale si è trasformata in fisica. La Danimarca è il Paese dove, nel 2005, furono pubblicate le caricature di Maometto, sul quotidiano Jyllands-Posten, pubblicazione che fu alla base di violentissime proteste nel mondo islamico. In quella circostanza Politiken aveva scritto che gli autori delle vignette fossero voluti rimanere rigorosamente anonimi. Nel gennaio 2007 una testata saudita annunciò la notizia dell’assassinio di uno dei vignettisti, che sarebbe stato arso vivo. Il governo danese non diede alcuna conferma, e oggi si può dire che fosse una colossale bugia.