Bimbi mai nati: Zingaretti cerca di difendere la Ravera. Ma la toppa è peggiore del buco

19 Nov 2013 17:10 - di Redattore 89

In Aula non c’era. Eppure si parlava di lei e di quell’articolo in cui, per scagliarsi contro l’istituzione di un cimitero dedicato, definì i bimbi mai nati «grumo di materia». Lidia Ravera, assessore alla Cultura della Regione Lazio, avrebbe dovuto «essere in aula e mettere la faccia di fronte a questa brutta figura», ha sottolineato il capogruppo del Pdl, Luca Gramazio. Invece, ha lasciato che fosse il governatore Nicola Zingaretti a farsi carico della faccenda di fronte all’opposizione e ai tanti cittadini offesi da quell’articolo sull’Huffington post nel quale, tra l’altro, delle «mamme mancate» si diceva che «non sono riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie». Ma benché abbiano voluto difendere l’assessore, respingendo la richiesta di dimissioni giunta dall’opposizione, Zingaretti e la maggioranza di centrosinistra si sono trovati in evidente difficoltà. A più riprese hanno ribadito la distanza da un’espressione che lo stesso capogruppo del Pd, Marco Vincenzi, ha definito «sicuramente incauta, infelice e offensiva non solo dei cattolici». Inoltre, al di là di un generico «si è scusata, è stato tutto chiarito», sia il governatore sia la maggioranza hanno avuto pochi argomenti a loro disposizione e l’impressione è che non ci credessero neanche loro. È finita così che Zingaretti, per cercare di uscire dall’angolo, abbia puntato l’indice contro Alemanno. Una presa di posizione che è apparsa pretestuosa e, come ha replicato l’ex primo cittadino della Capitale, caratterizzata da «rozzezza intellettuale e scarsa attinenza alla realtà». «A chi mi chiede le dimissioni della Ravera rispondo che l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno sostenne che non andava al corteo dei gay perché era di parte, ma poi andò con la fascia tricolore insieme a Militia Christi a un corteo contro una legge dello Stato», ha detto Zingaretti, sottolineando che «in quell’occasione io, che ero un rappresentante delle istituzioni, non proferii verbo». Quella a cui si è appellato Zingaretti, però, non era una manifestazione di Militia Christi, ma un’iniziativa per la tutela della vita, promossa da decine di associazioni. «Era un corteo che affermava un principio e che non chiedeva affatto di abolire tout court la legge 194 sull’aborto», ha quindi chiarito Alemanno, ricordando la proficua collaborazione avviata con la comunità gay contro l’omofobia e sottolineando che «io non mi sono mai permesso, né da sindaco né da rappresentante dell’opposizione, di esprimermi in maniera così volgare e aggressiva come ha fatto l’assessore Ravera». In aula, durante il consiglio, era stato Francesco Storace a ricordare a Zingaretti che non è lui a dover dire se la Ravera voleva offendere o no, ma «sono gli offesi che dicono se lo sono». «Purtroppo non si può chiedere ai bambini mai nati, ma ai loro genitori sì», ha aggiunto Storace, ricordando due episodi di vita vissuta di governo regionale. Il primo: «Un mio dirigente anni fa fece una dichiarazione sulla Comunità ebraica, e io mi precipitai dal rabbino. Lei non è andato dal cardinale vicario a dire: queste opinioni non sono le mie». Il secondo: «Io quando sono stato eletto presidente portai una corona alle Fosse Ardeatine. Ciascuno di noi ha il dovere di compiere gesti riparatori». «Io chiedo – ha concluso Storace – che questo assessore venga messo da parte perché non c’è riparazione».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *