«Torna a bordo, ca…». E Marino fa l’offeso: in caso di bisogno avrei preso l’aereo

21 Ott 2013 20:06 - di Girolamo Fragalà

Non c’era ma era come se ci fosse. Anzi, era con il corpo in Polonia ma con il cuore in Italia. E chi ha parlato di un sindaco che aveva abbandonato la città nel momento di bisogno, era in malafede. Perché lui non è Schettino, lui non abbandona la nave e nessuno deve osare dirgli «torna a bordo, ca…». Ignazio Marino si giustifica in modo goffo e spiega il perché non era a Roma nel giorno di alta tensione. Era assente, pur sapendo che il corteo No-Tav avrebbe preso una brutta piega (cosa che puntualmente si è avverata) e che ci sarebbero stati scontri e violenze. «Quello che alcuni incauti commentatori hanno definito irresponsabile è stato in realtà estremamente organizzato e programmato», ha detto un po’ stizzito. Ma sì, lui è come Superman, in caso di estremo bisogno avrebbe aperto le ali e sarebbe piombato nella Capitale con la velocità della luce: «Era stato predisposto – ha detto – nel caso di disordini, un piano per riportarmi a Roma in un’ora e mezza o massimo due». Per fare cosa, però, non si sa, visto che il tutto sarebbe già accaduto. Il “piano B”, che prevedeva appunto il rientro “veloce” da Cracovia a Roma non è stato attuato perché, come ha ribadito il sindaco, «non ci sono state gravi violenze. Questo significa governare la città…». In sostanza, che Roma sia stata ferita e mortificata dalle spranghe degli estremisti di sinistra e dalle bombe carta non ha molta importanza. Marino sarebbe tornato nell’eventualità di qualcosa di più grave. Forse nel caso in cui ci fosse scappato il morto. Perché, per usare l’espressione del nuovo sindaco di Roma «questo significa governare la città». Non si sa se è una gaffe, una beffa o uno schiaffo all’intelligenza.

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