Serrato dibattito nel Pdl. Cicchitto: Alfano guidi il partito. Ma i “lealisti” non ci stanno: vogliamo il congresso
Nel giorno in cui il paese riflette sulla tragedia di Lampedusa e prega per le vittime, nel giorno in cui si attende il verdetto della giunta delle immunità sulla decadenza di Berlusconi, prosegue il dibattito nel Pdl tra la componente moderata e quella “lealista” (i cosiddetti “falchi”) e sul modo in cui raggiungere l’obiettivo di un’unità non di facciata auspicata dallo stesso Cavaliere.
Fabrizio Cicchitto espone le sue idee in un’intervista a La Stampa: il nuovo partito deve essere guidato da Angelino Alfano, tutte le decisioni dirimenti dovranno essere prese a maggioranza e una volta assunte non potranno essere cambiate in modo umorale, ”perché un grande partito non può prendere sulla sorte del governo otto posizioni diverse in otto giorni. Quello non è un partito, è un sidecar”. Quindi chiarisce: ”Nessuna rottura con Berlusconi, ma non vanno bene né un autoritarismo inaccettabile e neanche un’anarchia dispersiva e pericolosa”. E ”non ci può essere un nucleo paraleninista che decide a dispetto per esempio dei tanti mondi vicini al centrodestra che ti dicono di non fare la crisi”.
Il fronte opposto si è già organizzato con un documento – che avrebbe le firme di oltre cento parlamentari – in cui si ribadisce pieno appoggio a Berlusconi, si chiede lo svolgimento di un congresso e in pratica si sbarra la strada ad Alfano come guida unica di un partito rinnovato e più spostato verso il centro. E le code polemiche non mancano, soprattutto nelle parole di Alessandra Mussolini, evidentemente colpita dal soprannome che i “falchi” avrebbero dato ad Angelino Alfano: Alfini (cioè un “traditore”, come l’ex presidente della Camera e leader di An). ”E’ inutile che ci giriamo intorno – dice una Mussolini adiratissima al Quotidiano nazionale – che tiriamo fuori i ‘lealisti’ e gli ‘scissionisti’, qui il dato politico è uno solo: che ‘Alfini’ ha tradito”. E mentre c’è chi si consola con le categorie del tradimento, altri pensano a quale dovrà essere il futuro del centrodestra perché un dato è certo: il battibecco interno, prima o poi, dovrà lasciare spazio a un progetto politico per non lasciare solo la sinistra padrona del campo.