Scalfari a tu per tu con il Pontefice. L’ultimo colpaccio del “papa laico”

1 Ott 2013 14:21 - di Romana Fabiani

«Se la Chiesa diventerà come lui la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca». Si conclude così la lunga intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco pubblicata da Repubblica. Una conversazione densa, costruita con tratti intimistici, tra il pontefice che “viene dalla fine del mondo” e il patriarca del giornalismo laico. Un colpaccio che non ha precedenti quello di Barbapapà che, pur nel rispetto reverenziale per sua Santità, non rinuncia al suo incorreggibile autocompiacimento interrompendo il pontefice con digressioni e aneddoti personali («a 12 anni vinsi addirittura una gara di catechismo tra tutte le parrocchie di Roma ed ebbi un premio dal Vicariato»). Lo stesso fa il papa con la semplicità francescana che gli è propria e l’attenta cura del messaggio. Racconta della sua vocazione tardiva e di un’insegnante «comunista fervente» che spesso gli dava da leggere testi del Partito comunista, «così conobbi anche quella concezione molto materialistica che non fece alcuna presa in me».

L’incontro, avvenuto nella residenza di Santa Maria in Vaticano dopo una telefonata del papa che fa sobbalzare il giornalista, è l’epilogo annunciato di un carteggio epistolare che fa rumore e il giro del modo. Rompe gli indugi il fondatore di Repubblica con una lettera del 7 luglio seguita da una «lunga riflessione» del 7 agosto corredata  da dieci domande su fede e laicità scaturite dalla lettura dell’encicilica Lumen fidei. Questioni cruciali alle quali Francesco risponde il 4 settembre con “fraterna vicinanza” perché scrive «è  venuto il tempo di fare un tratto di strada insieme». Colpisce il faccia a faccia tra il vicario di Cristo e il giornalista assurto al trono di papa laico, portabandiera dei non credenti.  «Non sono anticlericale», dice Scalfari, «ma quando ho davanti un clericale lo divento», proprio come succede a papa Bergoglio che sorride: «capita anche a me, quando ho di fronte un clericale divento anticlericale di botto. Il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo».

«Il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede» conferma papa Francesco quasi a rassicurare la pecorella smarrita, che a tratti sembra volerlo portare sul crinale di un relativismo nascosto dietro l’attitudine all’apertura e all’abbraccio. «La misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza». Ed è questo il discrimine: ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Ma la grazia – aggiunge Bergoglio – non fa parte della coscienza, «è la quantità di luce che abbiamo nell’anima, non di sapienza né di ragione. Anche lei, a sua totale insaputa, potrebbe essere toccato dalla grazia». Scalfari è incredulo («ma io non credo nell’anima»). L’obiettivo non è il proselitismo, che papa Francesco considera una solenne sciocchezza, «ma l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza». E l’intervista si apre proprio con l’amara considerazione dei due problemi più drammatici che la Chiesa ha davanti:i giovani senza lavoro e gli anziani lasciati soli.

Il passo moderno del papa vicino agli ultimi contrasta con il narcisismo dei capi, che non risparmia neppure i Capi della Chiesa, «lo sono stati, narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato». Ma la Corte non è la Curia, precisa, «nella Curia ci sono talvolta dei cortigiani ma ha un solo difetto: è Vaticano-centrica». Il papa dice di non condividere questa visione, «farò di tutto per cambiarla. La Chiesa è o deve tornare ad essere una comunità del popolo di Dio e i presbiteri, i parroci, i Vescovi con cura d’anime, sono al servizio del popolo di Dio». A Scalfari che afferma di credere «nell’Essere» il papa replica «Credo in Dio.Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. Le sembra che siamo così distanti?». Prima della benedizione sull’uscio la coppia lascia intendere che ci sarà un nuovo incontro. «Le ricordo che la Chiesa è femminile. Parleremo anche del ruolo delle donne nella Chiesa», dice il papa. «E parleremo se vuole anche di Pascal…», incalza l’insaziabile Eugenio.

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