Renzi-show: dopo l’imitazione di Fonzie e le gag di “Amici”, fa “ballare” Letta a Radiodeejay…

24 Ott 2013 12:02 - di Redattore 89

Dice di essere «un po’ più radicale» di Enrico Letta, ma per l’Italia si mantiene su toni tutto sommato moderati, augurandosi una «rivoluzioncina nella pubblica amministrazione e nell’estabilishement del mondo finanziario». Ironizza su Berlusconi e sui suoi guai giudiziari ma poi, parlando dello spirito con cui si svolgerà la convention della Leopolda, usa una terminologia molto cara al Cavaliere dell’«amore che vince sempre sull’odio e sull’invidia»: «Sembra che ci sia un’Italia rassegnata, dove l’invidia prende il posto dell’ammirazione».

È un Matteo Renzi che, come al solito, tiene tutto insieme quello che oggi è intervenuto alla trasmissione di Fabio Volo su Radio Deejay, ennesima concessione al giovanilismo, dopo il chiodo alla Fonzie e la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi. Ma anche qui, sul terreno generazionale, il sindaco di Firenze, candidato alla segreteria del Pd, non si addentra in via esclusiva. Dialoga senza complessi con tutti, Renzi, anche con il presidente della Repubblica, che ieri ha incontrato a Firenze. No, spiega, Giorgio Napolitano non lo ha «cazziato» né ci sono state polemiche come hanno scritto alcuni giornali. «Io sono andato a salutarlo molto volentieri, perché è normale che un sindaco vada a salutare il Presidente quando viene nella sua città», ha detto, sottolineando che anche sulla legge elettorale le distanze sono diversi punti di vista, non vere divergenze.  «Non è un problema di maggioritario o no. Il problema è che dopo le elezioni non si sa mai chi vince», ha sostenuto, chiarendo che per lui «ci sono tre punti precisi: il primo è che uno deve vincere; il secondo è che per cinque anni è responsabile di ciò che viene fatto e di ciò che non viene fatto; il terzo è che non si può che, dopo essersene dette di tutti i colori in campagna elettorale, poi si va insieme e c’è l’inciucio».

Di fatto, l’ultima frase suona come un nuovo messaggio al governo Letta, anche se – anche questo Renzi avrebbe assicurato a Napolitano – farlo cadere non sarà la sua priorità in caso diventasse segretario del Pd. Il suo primo impegno sarebbe, invece, «un piano per il lavoro», ha spiegato a Fabio Volo, aggiungendo che «se oggi un ragazzo entra in un centro per l’impiego esce senza aver trovato un’occupazione. E questo è perché tutto funziona ancora con le raccomandazioni e con gli amici degli amici. Senza contare la burocrazia». Attenzione, però, a prenderla come una forma di lamento: Renzi non ne vuol più sapere di «cori bulgari di piagnisteo su tutto che va male», per questo li ha banditi dalla Leopolda, il cui slogan sarà «Diamo un nome al futuro» e in cui si lavorerà su «cento tavoli» tematici, ognuno presieduto da un parlamentare, per scattare la fotografia dell’«Italia che cresce».

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