Dopo il dramma, la beffa. L’Europa ci lascia soli ma proprio oggi ci bacchetta sui flussi

3 Ott 2013 12:55 - di Romana Fabiani

Una tempistica che brucia. L’immagine tragedia di Lampedusa, il cui bilancio di morti è destinato a crescere di ora in ora, deve fare i conti con una nuova bacchettata dell’Unione europea sulle politiche migratorie italiane. È di ieri la «grave condanna» del Consiglio europeo che giudica «sbagliate o controproducenti» le misure prese in questi ultimi anni per gestire i flussi migratori. Il rapporto approvato all’unanimità dalla commissione migrazioni dell’assemblea parlamentare del Consiglio boccia il nostro paese per la gestione di un flusso che «è e resterà continuo». Se dall’Italia si chiede e non da oggi un ombrello comunitario all’emergenza nazionale dovuta alla posizione di crocevia nel Mediterraneo con l’isola siciliana a pagare un prezzo sempre più alto, il rapporto critica i ritorni forzati di immigrati in paesi, come la Libia, dove rischiano la tortura, se non la vita, la gestione dei Cpt, la decisione di dichiarare continuamente lo stato d’emergenza per «adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali». Oltre al danno la beffa. Per Bruxelles è tutta colpa dell’Italia.

Nel testo si afferma poi che «a causa di sistemi di intercettazione e di dissuasione inadeguati», il nostro Paese si è di fatto trasformato in una calamita per l’immigrazione, in particolare per gli immigrati che cercano una vita migliore all’interno dell’area Schengen. Colpa dell’Italia  anche per non aver “convinto” gli altri paesi membri della Ue a condividere la responsabilità per i flussi in arrivo sulle coste italiane. Nel testo, che l’assemblea dovrà discutere e votare in plenaria, si chiede all’Italia di adottare una politica «corrente che permetta al Paese di gestire in modo efficiente immigrati, richiedenti asilo e rifugiati». Secondo l’autore del rapporto, il britannico Christopher Chope, «l’Italia ha le risorse per farlo e solo facendolo potrà assicurarsi il sostegno e la solidarietà dei paesi europei».

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