Letta incassa applausi solo dal Pd. Cicchitto lancia il gruppo pro-Alfano (con De Girolamo e Lorenzin?)
Tu chiamali, se vuoi, diversamente dissidenti. In aula i due ministri “filogovernativi”, Lupi e Quagliariello, sono seduti tra i banchi dei parlamentari, quelli alla destra del governo, vicini a Letta ma non troppo: si sono sistemati accanto al nuovo capocorrente delle colombe alfaniane Fabrizio Cicchitto, con la De Girolamo poco distante ma pronta ad avvicinarsi per confabulare con loro dopo i passaggi più interessanti dell’intervento del premier alla Camera. Nessun applauso, però, arriva da quella piccola tribuna autorità laterale, neanche alla fine del discorso di Letta, quando i banchi del Pd esplodono in una standing ovation e Alfano omaggia Letta con una calorosa stretta di mano. Dissidenti sì, ma non ancora avvezzi al ruolo della claque: i ministri del Pdl (nessuna traccia della Lorenzin) dopo qualche minuto, frenano sul possibile ingresso nel gruppo autonomo che poco prima Fabrizio Cicchitto aveva annunciato al presidente della Camera, con 12 parlamentari finora certi e un “tesoretto” di 26 in arrivo. All’annuncio della richiesta di Cicchitto di prendere la parola durante il dibattito per annunciare la nascita del gruppo autonomo, accade l’inevitabile: dal Pd si levano applausi scroscianti all’indirizzo del parlamentare del Pdl. Ma per ora i ministri frenano. «E un’iniziativa dei parlamentari che non conosco; quello che so è che i membri del governo ne sono estranei e non si sono mossi», spiega il ministro Quagliariello. Una frenata che però sarebbe smentita dalle prime bozze della lista del gruppo, nella quale ci sarebbero (oltre ad Alfano) anche i nomi della De Girolamo e della Lorenzin.
Al Senato, invece, i “dissidenti” si riuniranno stasera per decidere se varare il gruppo autonomo, quello che potrebbe fungere da “guastatore” modificando la composizione della giunta per le elezioni, chiamata a decidere sulla decadenza di Berlusconi.
Nel suo discorso a Montecitorio (su cui stasera si voterà una scontata fiducia, sulla base di una risoluzion e firmata anche dal capogruppo Pdl Brunetta) il premier Letta ha cercato il facile applauso (e ne ha incassati una decina, ma tutti dai banchi del Pdl) cercando di volare alto sul tema della riforme, per poi snocciolare i soliti annunci sulla ripresa, le misure per lo sviluppo, il lavoro e la tasse. Gelo dalla sua destra, grande euforia a sinistra, forse eccessiva date le circostanze (“La gente applaude nervosamente, per mascherare un po’ di delusione”, Feste di piazza, Edoardo Bennato). Ma al premier premeva soprattutto provare a incassare una vittoria politica virtuale sostenendo che in ogni caso, anche senza il colpo di scena di Berlusconi, il suo governo avrebbe ottenuto il via libera. «Oggi c’è stato il risultato come lo intendo io, che ci sarebbe stato comunque, per essere chiari fino in fondo, ed è un risultato rispetto al quale ho intenzione di lavorare mantenendo il punto fermo del fatto che non esiste un collegamento tra l’attività di governo e la giustizia». E per il futuro Letta si augura che i “dissidenti” si solidifichino intorno a lui, consentendogli di mollare quella che considera la zavorra berlusconiana: «Si lavorerà con una maggioranza politica coesa: se questa maggioranza è diversa dalla maggioranza che mi dà fiducia, lavorerò lo stesso con la maggioranza politica. È essenziale che ci sia chiarezza», chiude Letta, nel delirio dei banchi del Pd, che prolungano l’applauso per alcuni minuti fino a “costringerlo” a una sorta di inchino di ringraziamento. È una festa un po’ amara, a sinistra, perché Berlusconi è ancora lì e lotta con loro, non se ne sono liberati. Ma è pur sempre una festa, perché poteva andare peggio.