La Farnesina chiuderà il consolato a Spalato dopo 100 anni. La rabbia degli italiani: è un brutto colpo
La decisione è definitiva. Il consolato italiano di Spalato chiuderà i battenti a novembre. A dare ufficialmente la notizia è stato l’ambasciatore d’Italia a Zagabria, Emanela D’Alessandro, mettendo fine alle speranze degli italiani dalmati di evitare la chiusura della storica sede con oltre cento anni di vita, che si trova a due passi dal Palazzo di Diocleziano e a pochi metri dall’approdo dei traghetti. Il ministero degli Esteri ha scelto la strada dei tagli dettati dalla crisi che investe il Paese. «Dobbiamo sacrificare la rappresentanza consolare spalatina perché ha una piccola mole di lavoro, attività che in futuro saranno sbrigare dal consolato generale italiano presente a Fiume», ha detto l’ambasciatore. La decisione della Farnesina non è piaciuta agli italiani che vivono a Spalato, strapazzati da una storia di dolore che viene da lontano. Il quotidiano Slobodna Dalmacija, come riporta il Piccolo di Trieste, ha testimoniato il disagio di tanti. «Cosa crede l’ambasciatore che io, con i miei 65 anni, so usare il computer, Internet e cose del genere? – si sfoga un italiano che vuole mantenere l’anonimato – e poi sono avanti con gli anni per venire a Fiume in tutta tranquiliità. Voglio ricordare che i connazionali di Spalato sono persone soprattutto anziane, fortemente attaccate alla Comunità e al consolato. Purtroppo non ci hanno dato ascolto».
A nulla sono valsi gli sforzi e il successo di una petizione per il mantenimento del consolato spalatino promossa prima dell’estate. Più di mille italiani dalmati, compresi gli esuli, avevano sottoscritto la richiesta, appoggiati anche da appartenenti alla maggioranza croata. A firmare pure il sindaco Ivo Baldasar, socialdemocratico, amico della Comunità degli italiani ed egli stesso di origini italiane. La chiusura è un brutto colpo per l’unica presenza consolare italiana in Dalmazia e rischia di avere un impatto tremendo non solo per gli italiani e i croati residenti a Spalato ma per il resto della Dalmazia. Antonella Tudor Tomas, segretaria del sodalizio pensa anche ai connazionali che vivono a Zara, comunità che ha circa 500 iscritti, a Sebenico, Lesina, a Ragusa. «Si tratterebbe di un’ingiustizia nei nostri confronti, di un grave danno dopo anni di sforzi dei rimasti, degli esuli e degli imprenditori italiani, proprio nel momento in cui la Croazia è entrata a far parte dell’Unione europea, con lievitazione delle opportunità d’investimento dalla dirimpettaia Italia», diceva prima della notizia definitiva sperando nel «buon senso» del ministro Bonino.