Gli orfani della Dc tornano a sognare, ma Letta fa orecchie da mercante
L’unico caso in cui Letta ha mostrato un palese imbarazzo durante il dibattito in Senato s’è verificato durante l’intervento di Monti. È stato quando il leader di Sc, credendo evidentemente di fare un favore al presidente del Consiglio, ha ricordato di aver, poco meno di un anno fa, auspicato un incontro tra i “riformisti” del centrodestra, capitanati a suo dire da Alfano, e i “riformisti” del centrosinistra i quali, sempre a suo dire, si sarebbero dovuti riconoscere in Letta. Come s’è visto chiaramente dalle telecamere, a quel punto il premier è sbiancato. Il suo sorriso s’è trasformato nel ghigno tipico di una persona imbufalita. E un istante dopo ha cominciato ad agitare nervosamente le mani in un gesto plateale (rivolto all’oratore) e dal significato inequivoco: «Datti una calmata!». Figuriamoci che putiferio si sarebbe scatenato se Letta avesse annuito o sorriso compiaciuto. La fronda alla sua sinistra avrebbe ripreso fiato e la sua giornata sarebbe stata sicuramente rovinata. In molti infatti si sarebbero chiesti: Letta sta per caso avallando il progetto di un “grande centro” che raccolga l’eredità della vecchia Dc?
Non è un mistero che a tale progetto sta lavorando da tempo Scelta civica. Gli esponenti di spicco della formazione di Monti provengono non a caso dalla Dc. Pensiamo a Lorenzio Dellai (l’ex presidente della Provincia autonoma di Trento, che fu anche tra i fondatori della Margherita), Andrea Olivero (ex presidente delle Acli), Mario Mauro (di provenienza ciellina), che varie indiscrezioni di stampa hanno indicato in questi giorni come il “grande tessitore”, insieme con Casini, di una possibile intesa tra montiani e dissidenti del Pdl. Non a caso Formigoni è anch’egli uno degli esponenti storici di Cl (insiene con Lupi), dopo essere stato a suo tempo deputato della vecchia Balena bianca.
Come andrà a finire? Per dirla con Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo. Certo è che la voglia di rifare la Dc o il grande centro, o come lo vogliamo chiamare, riceve dagli eventi di questi giorni nuova linfa e nuovo propellente.. Il problema è che, al momento, Enrico Letta non sembra disposto ad alimentare i sogni di riscossa scudocrociata, pur provenendo egli stesso dalla Dc. E a molti non è sfuggito il fatto che le sue uniche citazioni siano di due liberali (Einaudi e Croce) e non di due democristiani. E a stupire è anche il fatto che l’unica fase della Prima repubblica che egli ha salvato è quella precedente al ’68. Mentre invece ha demolito la seconda parte, quella della Dc del compromesso storico e poi dell’eterno duello Craxi-De Mita.
Il fatto è che Letta è un allievo di Beniamino Andreatta, che fu un democristiano decisamente anomalo. E che la Dc mise in condizioni di non nuocere dopo la sua burrascosa esperienza di ministro del Tesoro. Non sappiamo se oggi, come taluno ha enfaticamente scritto, è nata la “Terza repubblica” . Qualsiasi cosa sia nato (se poi è nato per davvero) è certo che non andrà lontano con la nostalgia del Biancofiore (“o Biancofiore/ bel sogno d’amore”, cantavano i seguaci di De Gasperi e Fanfani). Di Biancofiore, al momento, c’è solo Michaela.