D’Alema: «Renzi come Virna Lisi, con quella bocca può dire ciò che vuole». La replica: «E lui è Nilla Pizzi»

29 Ott 2013 17:34 - di Mariano Folgori

Il dibattito interno nel Pd si arricchisce di sarcastici riferimenti  alle vecchie stelle del cinema e della canzone. Ad aprire le ostilità  è Massimo D’Alema. «Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi,  con quella bocca può dire ciò che vuole.  Salvo poi a dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd». Così l’ex presidente del Consiglio in una  intervista al Mattino. Secondo D’Alema, peraltro, non è nemmeno «scontata» la premiership per il sindaco di Firenze qualora diventi segretario: «Può darsi  – dice sibillino – che possa sorgere un’altra candidatura, che qualcuno cioè voglia sfidarlo proprio com’è successo tra Bersani e lui»

La replica dei renziani non s’è fatta attendere. Così controbatte il deputato dem Sandro Gozi  in una intervista a Intelligonews: «Renzi le cose non solo le sa dire ma le fa capire agli italiani. Essere in empatia con gli italiani anziché in antipatia e farsi capire anziché irritarsi perché non si viene capiti, può farci vincere le elezioni». E poi la stoccata: «Se Renzi è Virna Lisi  D’Alema somiglia ai  Nilla Pizzi  della politica – per stare sul parallelo usato da D’Alema e con tutto il rispetto per l’artista scomparsa: ricordo che essere in empatia con gli italiani anziché in antipatia e farsi capire anziché irritarsi perché non si viene capiti, può farvi vincere le elezioni. Credo che Renzi abbia le qualità opposte e dovremo essere contenti se diventa segretario. Obiettivamente i  Nilla Pizzi della politica potrebbero aiutare le nuove generazioni anziché criticarle”.

Ma i paragoni con le stelle del passato non finiscono qui. Per la senatrice del Pd Laura Cantini  D’Alema assomiglia a Gloria Swanson nella scena finale di Viale del tramonto. «Sono finiti i tempi in cui l’ex premier sceglieva insieme a pochi altri segreteri e candidati premier. Oggi per fortuna il suo voto vale per uno ma forse non se ne è ancora accorto». Insomma, sul Pd  scende la polvere di stelle. Ma il rischio è di finire nelle stalle.

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