«Così insegno a prendere a pugni la sclerosi multipla». Malati a lezione dal campione di kickboxing
L’umiltà del campione. Dopo le sfide sui ring e sui tatami di mezzo mondo, quella più importante: insegnare la kickboxing ai malati di sclerosi multipla. E, fatto tutt’altro che trascurabile, inculcare il valore della solidarietà ai giovani. Negli anni ’80 e ’90 per i ragazzi di kickboxing era semplicemente “il campione”, conosciutissimo ovunque ma soprattutto nel Sulcis dove la disciplina ha fatto il suo esordio per la prima volta in Sardegna nel 1976. Kickboxer di primo piano a livello internazionale, Franz Haller, 54 anni di Bolzano, capelli bianchi e fisico da combattente, ha calcato i più importanti ring e tatami del mondo cimentandosi con successo nella kickboxing, nella thay boxe e nel k3 in Giappone. Discipline da combattimento particolarmente impegnative in cui è previsto il ko e in cui da professionista è riuscito a eccellere diventando più volte campione mondiale. Oggi la seconda fase che viaggia su due binari, quello dell’agonismo dei suoi allievi e quello della solidarietà. «Posso dire che faccio parte di quelli che chiamano i pionieri – racconta Franz – Oggi ho i capelli bianchi ma sono sempre rimasto fedele a questo sport». Dopo l’agonismo l’insegnamento, seguendo con convinzione il filone di chi vive quasi sottotraccia. E la nuova sfida. Far apprendere la kickboxing alle persone che devono fare i conti con la sclerosi multipla, malattia che vede proprio nel Sulcis una delle zone con la più alta incidenza in Italia. «È prima di tutto una questione culturale – spiega – O si corre dietro al business oppure si cerca di lavorare nel sociale, pensando quindi alle persone. E io guardo a loro». Complice dell’esperimento il suo impegno nell’associazione Sclerosi multipla di Bolzano. «Come volontario venivo ad aiutare queste persone, accompagnandole alle feste, oppure a scendere le scale o salire in macchina. Poi un giorno il presidente dell’associazione mi ha detto: “Tu sai fare delle cose, perché non le fai anche per noi”?».
Una sfida, appunto, insegnare le basi della disciplina sportiva che, in questo caso, punta al benessere fisico delle persone e non certo all’agonismo. Abbiamo sistemato una sala dell’associazione e l’abbiamo trasformata in palestra con tatami, guanti, sacco. Un gruppo fa ginnastica, streechting e qualche volta indossa i guanti e prova. Ognuno fa quello che può ma con soddisfazione. E buoni risultati». Una sfida nella sfida. «Purtroppo – confessa Franz – molto spesso chi lotta contro questa malattia tende a chiudersi, noi cerchiamo di aiutarli a vivere una vita il più normale possibile». Non è certo un caso che in palestra si allenino anche i campioni regionali, nazionali e internazionali che Haller segue con dedizione. «L’iscrizione si fa all’associazione Sclerosi multipla e ai ragazzi dico: voi potete allenarvi da me ma dovete essere disponibili. Ho una decina di atleti che combattono a vari livello, altri che si allenano forte. Ma tutti, quando serve, sono pronti a dare una mano all’associazione e agli ammalati. Perché nella vita – dice il campione – bisogna essere anche umili».
LA MIA STORIA
Avrei comunque studiato Medicina.
Certo, da bambina era più che altro un sogno, avrei potuto scegliere: ero una brillante studentessa di Liceo, frequentavo il Conservatorio e facevo molto sport, ma a sedici anni ho iniziato ad avere seri problemi di salute.
Dopo esami approfonditi mi hanno diagnosticato una Sindrome Cerebellare Atassica Acuta – Sclerosi Multipla.
La prospettiva di convivere con questa malattia e con gli effetti delle cure a cui ero sottoposta costantemente ha segnato il mio percorso: dovevo studiare Medicina. Dovevo capire. Dovevo imparare.
Mi sono iscritta all’Università con un grado di invalidità riconosciuto del 100% e con diritto all’accompagnamento.
Mettevo in pratica lo studio e cercavo di allargare i miei orizzonti: ho imparato a conoscere e a muovermi in mondi apparentemente lontani tra loro come la medicina tradizionale e i metodi alternativi finalizzati al benessere della persona in senso più ampio.
Ovviamente, non mi sono mai risparmiata e mi sono sottoposta ad ogni tipo di sperimentazione che ritenevo “utile”, anche quando non tutti erano favorevoli.
Con il passare del tempo e il diminuire della mia invalidità (ora al 67%), ho proseguito il mio percorso di specializzazione volto a integrare l’approccio scientifico alla diagnosi e alla terapia, secondo la Medicina Ufficiale, con metodi moderni di stampo olistico, biologico e naturale.
La recuperata efficienza fisica mi ha inoltre permesso di dare nuovo valore alle cose della vita e di dedicarmi con particolare attenzione a quelle patologie che impattano maggiormente proprio con la qualità di vita del paziente.
Questo percorso mi mostra tutti i giorni che ogni paziente è unico, che sono necessari attenzioni e trattamenti personalizzati e che è importante la conoscenza di metodiche non invasive, che peraltro permettono di ridurre gli effetti collaterali dei farmaci.
Parleremo di questo e altro ancora.
Franca Merla
Questa è la mia storia con cui vorrei dare nuova speranza a chi è affetto da Sclerosi Multipla.
Oltre alle canoniche terapie “ufficiali” si può unire le terapie Complementari e tanta attività fisica.
Dott.ssa Franca Merla