Carceri, la Consulta ammonisce la politica : “O interviene il Parlamento, o interverremo noi”

9 Ott 2013 21:14 - di Redazione

Non è più tollerabile l’inerzia  della politica in tema di giustizia. Lo dramma più eclatante e scandaloso è quello del sovraffollamento carcerario, una condizione che è al di sotto degli standard minimi fissati dall’Europa. Dopo il messaggio di Napolitano è ora arrivata anche la reprimenda al Parlamento da parte della Corte costituzionale. I due fatti non sono collegati. Ma è significativo che si manifestino negli stessi giorni.  La Consulta ha infatti dichiarato inammissibile la questione sollevata dai tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano che puntava ad ampliare i motivi per cui può essere differita l’esecuzione di una condanna in carcere, introducendo fra essi anche il sovraffollamento carcerario e le condizioni disumane di detenzione. Nella questione di legittimità sollevata sul differimento dell’esecuzione della pena e il sovraffollamento carcerario «la Corte ha ritenuto di non potersi sostituire al legislatore essendo possibili una pluralità di soluzioni al grave problema sollevato dai rimettenti, cui lo stesso legislatore dovrà porre rimedio nel più breve tempo possibile». In caso di inerzia legislativa,  la Corte Costituzionale «si riserva, in un eventuale successivo procedimento, di adottare le necessarie decisioni dirette a far cessare l’esecuzione della pena in condizioni contrarie al senso di umanità».

Chissà se le forze politiche faranno tesoro di questo  ennesimo monito che arriva da una delle massime istituzioni della Repubblica. Certo, a giudicare dai tentativi di strumentalizzazione da parte del Pd e della sua perenne pulsione a trasformare tutto, come ha detto Angelino Alfano, in un duello su Berlusconi, non c’è da essere molto ottimisti sul fatto che il nodo giustizia sia, alla fine, seriamente affrontato e finalmente  sciolto. Né la demagogia montante del Movimento 5 Stelle può  accelerare le cose, anzi. Come ha detto Napolitanio all’indirizzo dei grillini, dei problemi della gente «non gliene frega niente». E tanto basta.

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