Svolta sui marò? Improvviso vertice di tre ministri indiani con la polizia. De Mistura resta a Delhi

21 Set 2013 10:28 - di Valerio Pugi

Ha subìto un’improvvisa accelerata la vicenda giudiziaria dei nostri due marò, trattenuti in India da oltre un anno e mezzo. Tre ministri indiani (degli Esteri, degli Interni e della Giustizia) lavorano in queste ore con la polizia investigativa Nia per trovare un meccanismo che permetta di chiudere l’inchiesta che coinvolge Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Per questo motivo l’inviato del nostro governo Staffan de Mistura ha deciso di rinviare la sua partenza da Delhi. «Di fronte a questa situazione in movimento – ha dichiarato Staffan de Mistura – ho deciso di rinviare la mia partenza da Delhi. Ho intenzione di restare fino a quando le autorità indiane non risolveranno il problema». De Mistura ha in seguito sottolineato: «Al momento, grazie anche alla nostra azione, vedo degli spiragli positivi e quindi ho deciso di restare perché sia costante la pressione volta al reperimento di una soluzione che permetta di andare avanti». L’inviato del governo ha spiegato che, «di fatto, le indagini della Nia sono concluse e resta solo la nota questione dell’interrogatorio dei quattro marò», che con Latorre e Girone formavano il team di sicurezza della nave “Enrica Lexie” il 15 febbraio 2012, giorno dell’incidente in cui trovarono la morte due pescatori indiani. «La nostra posizione – ha concluso – è chiara: i quattro sono a disposizione ma non verranno in India. Per cui la Nia deve essere autorizzata a procedere in un altro modo per raccogliere le loro dichiarazioni». È possibile che, sulla base del materiale a loro disposizione, gli investigatori della Nia abbiano qualche difficoltà a presentare capi di imputazione solidamente motivati nei confronti degli imputati, per cui l’interrogatorio di Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte viene considerato essenziale. Il nodo, come si è detto, è quello della richiesta d’interrogatorio dei quattro fucilieri di Marina, rientrati in Italia, che pure erano sulla “Enrica Lexie” e che la polizia investigativa indiana Nia vorrebbe ascoltare a New Delhi. Sembrava una questione risolvibile, dato che l’Italia aveva confermato la loro disponibilità proponendo però tre ipotesi alternative al viaggio in India considerato per molte ragioni da escludere: una missione Nia a Roma, una videoconferenza, risposte a domande scritte. «Si tratta di proposte perfettamente compatibili con le leggi indiane», ha spiegato Staffan de Mistura. Il portavoce del ministero degli Esteri indiano Syed Akbaruddin ha spiegato: «Si tratta di un caso che riguarda un processo legale. Noi come diplomatici abbiamo il compito di facilitare i contatti fra il punto di vista italiano e quello del nostro governo». Ma adesso – ha proseguito – «stiamo cercando di fare in modo che questi contatti possano essere diretti fra il team di esperti giuridici italiani e quello degli indiani».

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