Renzo Piano, l’archi-star miracolato da Napolitano si traveste subito da partigiano

14 Set 2013 13:43 - di Guglielmo Federici

Le esternazioni d’esordio del neo-senatore a vita Renzo Piano non sono delle migliori. «Noi saremmo in mano ai partiti? Una bestia come me? Abbado, Rubbia e la Cattaneo? Per diventare pedine dei politici bisogna esserlo stati tutta la vita. Sono battute da talk show». Così si esprime l’architetto genovese, uno dei quattro senatori a vita da poco nominati, tra mille giuste polemiche, da Giorgio Napolitano, in un’intervista a Repubblica. Ma la battuta da talk show e per la verità molto peregrina, la fa proprio lui, il grande architetto, avventurandosi in territori poco battuti da uno come lui che vive più all’estero che nel nostro Paese. Per giustificare le scelte del Capo dello Stato, afferma. «Credo che per il presidente queste nomine siano state una specie di risarcimento. Da uomo colto e appassionato d’arte, Napolitano ha vissuto male i tagli all’istruzione e alla ricerca di questi anni, da parte di tutti i governi. Bisogna ripartire da qui e invertire la rotta». Fa un po’ ridere l’idea che investire nella ricerca passi attraverso la nomina di un archistar a senatore a vita. Ma fa ridere di più l’uso improprio del termine “ricerca”, che è appropriato sicuramente per Elena Cattaneo, ricercatrice del Cnr, per Carlo Rubbia che fa il fisico di professione, così come lo era per per Rita levi Montalcini. Ma un grande architetto che c’entra con la ricerca, con la fisica, con le biotecnologie e quant’altro? Le accuse di scelte “politiche” si possono contestare ma senza usare ragionamenti capziosi. L’architetto genovese, che ha lavorato, studiato e vissuto più all’estero che in Italia, a Parigi e a New York ha aperto i suoi prestigiosi studi di architettura. Difficile credere quindi che Napolitano lo abbia scelto per i meriti nella ricerca. Renzo Piano ai giovani del suo studio che gli dicono che è stato fortunato «a nascere in altri tempi» dice che non hanno tutti i torti: «Se penso che a 33 anni Pompidou ci ha affidato il Beaubourg. Nell’Italia di oggi saremmo stati presi a calci», racconta. Bene, siamo ansiosi di vedere il suo nome abbinato a un cambio di passo per la ricerca e tutti i ricercatori disperati. Quest’intervista non è piaciuta neanche sotto il profilo politico, visto che l’archi-star, dopo aver rigettato l’accusa di essere una pedina politica, si avventura in giudizi di parte: «Berlusconi? Lo giudico come lo giudicano in tutto i lmondo, tranne in alcuni talk show politici». E dal Pdl arriva subito la replica. Piano si rivela «un uomo di parte, che non riesce a comprendere appieno la delicatezza del nuovo ruolo», commenta in una nota la portavoce del gruppo Pdl alla Camera, Mara Carfagna. La quale, parafrasando l’eloquio dell’architetto replica: «Tutto il mondo, tranne il neo senatore a vita, la sinistra italiana e la sua appendice giudiziaria è in grado di valutare senza pregiudizi i meriti di Silvio Berlusconi. Solo chi non vuole liberarsi dalla corazza ideologica – conclude – è cieco di fronte all’evidenza».

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