Omofobia, ultima “crociata” di una pallida sinistra
I lavori della Camera dei deputati sono stati caratterizzati da una “trattativa ad oltranza” sul testo della legge contro l’omofobia. Pressato da Sel e M5S, all’interno del Parlamento, e dalle associazioni gay, all’esterno, il Pd vorrebbe concordare con il Pdl un testo in cui, oltre a introdurre nel sistema penale italiano il reato di omofobia, si consideri anche, l’omofobia stessa, come aggravante per altri reati. E ciò allo stesso modo in cui la Legge Mancino considera aggravante il razzismo. Le conseguenze potrebbero essere particolarmente gravi, perché ci sarebbe il rischio che vengano commessi abusi ideologici e che si ledano i diritti individuali. In tal senso, la legge presenta anche profili di dubbia costituzionalità. Ed è quindi logico che il centrodestra ci vada con i piedi di piombo. Pensiamo ad esempio al rischio di un giudice il quale, animato dal sacro fuoco del “politicamente corretto”, condannasse un giornalista o un politico per il solo fatto di scrivere o dire che l’unico matrimonio concepibile è fra uomo e donna.
Insomma, ci sarà molto da discutere in futuro. Ma quello che lascia francamente perplessi è il fatto che la questione dell’omofobia è stata posta dalla sinistra in cima alle priorità nazionali. Capiremmo (comunque fino a un certo punto) se ci trovassimo in una fase di prosperità economica e di sicurezza sociale. Ma che senso può avere vivere come una sorta di ordalia il confronto politico-ideologico su idee e mentalità intorno all’ orientamento sessuale? Evidentemente, la sinistra odierna non ha più una vera e propria proposta sociale che la caratterizzi. Ed allora è fatale che cerchi la propria legittimazione ideologica nel politically correct. Ma a che serve una sinistra del genere? Forse ne sapremo qualcosa di più quando Renzi ci spiegherà meglio che cosa intende per sinistra “cool”. Attenzione alla pronuncia.