L’omosessualità non sarà mai più “questione di opinioni”

23 Set 2013 16:49 - di Marcello De Angelis

In una conversazione cortese, quando uno non si trova in accordo col proprio interlocutore e non vuole offenderlo, conclude con un morbido “questione di opinioni”. Questo perché si ritiene che, in un ambito civile, chiunque abbia il diritto di avere un’opinione e civilmente esprimerla. C’è, ad esempio, chi ha l’opinione che l’omosessualità maschile sia una propensione naturale di tutti gli uomini e che coloro che non accettano questa loro innata tendenza si impongono una frustrazione che li rende insoddisfatti. Da qui la scelta, di chi invece “cede” a questa naturale tendenza, di definirsi “gaio”, in opposizione alla triste condizione di chi, accettando limiti imposti dalla cultura dominante o dalle convenzioni sociali, sceglie di non vivere appieno la propria sessualità. C’è invece chi ha l’opinione che l’omosessualità sia una pulsione che va in senso contrario rispetto ai progetti della natura. Per contrastare questa opinione, un tempo dominante, sono stati scritti fiumi di inchiostro e addotte confutazioni anche di pretesa scientifica. Tali confutazioni hanno almeno ottenuto il risultato di togliere “certezza scientifica” a chi sosteneva che l’omosessualità fosse innaturale e ha riconsegnato le due opposte visioni al campo delle “opinioni” o delle “visioni” morali o religiose. Fin qui tutto regolare. Tu la pensi in un modo, io in un altro e ne discutiamo. Di recente si è montato intorno alla questione un clima di terrorismo intellettuale per cui, secondo le regole inquisitorie e liberticide del “politicamente corretto”, anche questo è diventato un argomento off limits. Se ne può parlare solo per esprimere una delle opinioni possibile e tutte le altre – grazie alla tecnica detta della reductio ad hitlerum – diventano criminali o criminogene. Il passo successivo, come da progetto dittatoriale del “politicamente corretto”, è chiudere il dibattito (o meglio chiudere la bocca a chi vorrebbe dibattere) con una legge che punisce le opinioni non conformi. La legge così si sostituisce al dibattito scientifico sancendo a monte cosa può essere “vero” e cosa no, ma ancor peggio si sostituisce alla religione o alle ideologie condannando – con maggior ferocia e ottusità di quanto possano fare religioni o ideologie – chi anche solo immagini una versione della realtà differente da quella imposta dall’ortodossia. In Italia siamo su questa strada. E ancora non è finita…

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