“Lettera 43” risveglia il fantasma di chi voleva mettere fuori legge il Msi. Con la scusa di Boreal
Nell’Italia dei No Tav coccolati da certa intellighenzia e dei nuovi “katanga” all’opera alla Statale di Milano, tornano a udirsi voci sinistre (e minacciose) che avevamo dimenticato. Si tratta ancora (tutto sommato) di fosco folklore anni Settanta. Però attenzione, perché ci troviamo comunque di fronte a sintomi di incanaglimento, diciamo così, “culturale” . Desta ad esempio un qualche sconcerto che un sito abbastanza seguito a sinistra come Lettera 43 pubblichi un articolo degno dei giornaletti di Autonomia Operaia del tempo (triste) che fu. Il pretesto è fornito dalle polemiche su Boreal, il festival di estrema destra in programma a Milano nei prossimi giorni. Tal Marco Fraquelli si chiede «perché è possibile che nel nostro Paese questo genere di eventi possa così facilmente e frequentemente ripetersi». Le risposte sono tratte dal più vieto repertorio dei nostalgici dell’antifascismo militante. Innanzi tutto il fatto che l’Italia ha «dato spazio, a livello istituzionale, a uno strisciante, e per questo ancor più pericoloso, revisionismo storico». I libri di Renzo De Felice dovrebbero dunque finire al rogo? E poi, immancabile, il collegamento ideale con chi, tanti anni fa, voleva mettere fuori legge il Msi. Perché inequivoco è il significato di queste parole: «Ricordiamo intanto che sin dal 1947 l’Italia ha accolto in Parlamento la formazione del Msi, ovvero il movimento dei reduci del fascismo salotino , in barba a qualsiasi norma sul divieto di ricostituzione del partito fascista».
Calpestando anche i sentimenti di pietà (finalmente riconosciuti anche a sinistra da diversi anni) per le vittime delle Foibe, l’autore se la prende pure con il Giorno del Ricordo: «Non dimentichiamoci poi che l’Italia è riuscita nell’impresa truffaldina di premiare la versione tanto cara alla storiografia di destra sulla tragedia delle foibe». Per Lettera 43 dovrebbero dunque tornare a essere conosciute solo come… cavità carsiche? L’appello finale è degno dei vecchi incitamenti alla “vigilanza antifascista”. «Inviterei perciò tutti i democratici ad alzare la soglia dell’attenzione e spostare soprattutto la visuale». Dove? «A quel che succede a Roma, tra Montecitorio e Palazzo Madama dove, pur senza esibire teste rasate, camicie nere o croci celtiche, dei signori in eleganti abiti sartoriali rischiano di fare danni ben maggiori». Fortunatamente, non tutto il giornalismo di sinistra si esprime in questo modo o fa ricorso a certi concetti da ideologismo giurassico. Però è bene non abbassare la «soglia dell’attenzione». Anche perché la comunicazione on line , se è sicuramente bella e democratica, presenta purtroppo anche il rischio di risvegliare fantasmi che l’evoluzione politico culturale degli ultimi decenni aveva già mandato in soffitta.