La Kyenge “ordina”, Bologna obbedisce: cancellate le parole “madre” e “padre” dai documenti
La giunta bolognese è stata velocissima ad “adeguarsi” e a cancellare con un tratto di penna le prime parole che un essere umano pronuncia, mamma è papa, dai documenti ufficiali del Comune. E così «gli auspici espressi neigiorni scorsi dal ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, hanno trovato terreno fertile nella giunta rossa di Bologna che con una decisione vergognosa ha deciso di cancellare dalla modulistica i due termini» fondanti della nostra identità «sostituendoli con termini più generici e “meno discriminatori” quali “genitore richiedente” e “altro genitore”». La decisione folle sta provocando polemiche durissime e il presidente di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa aggiunge. «Con la scusa di non voler discriminare le coppie omosessuali si preferisce infliggere un duro colpo alla famiglia tradizionale, già messa in grossa difficoltà dalle politiche economiche del governo Letta. Il comune di Bologna, che nel ministro Kyenge in questo caso ha avuto un “cattivo maestro”, fa davvero una brutta figura tanto più che ad annunciare questa insensata decisione è addirittura l’assessore alla Scuola: scuola, che proprio insieme al padre e alla madre, sono alla base dell’educazione dei bambini». Dal centrodestra e dalle forze moderate è unanime l’impegno a contrastare decisioni di tale natura ideologica. «Non è così che si tutelano i diritti delle minoranze. Le parole mamma e papà sono le più belle. Pensare che discriminino i gay offende non solo chi crede nella famiglia ma francamente chi, pur schierandosi dalla parte dei gay, ritiene la famiglia un valore fondamentale da tutelare. Anche con le parole»: è il commento del senatore Udc, Antonio De Poli. La “pietra dello scandalo” è stata lanciata da Venezia con l’iniziativa della consigliera comunale Camilla Seibezzi che giustificò l’iniziativa dicendo che dovevamo «adeguarci all’Europa». Con la scusa dell’Europa e con l’aiuto della Kyenge rischiamo di cestinare la famiglia e i suoi pilastri. «È aberrante la decisione del Comune di Bologna, una gravissima offesa al diritto naturale», interviene il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. «Chi cerca con questi metodi insulsi e francamente ridicoli di ottenere degli effetti che portino all’equiparazione delle coppie omosessuali alla famiglia – avverte – sbaglia di grosso. Contrasteremo in ogni modo qualunque iniziativa che mini le basi della nostra società».