La Cancellieri sull’emergenza carceri: «Il detenuto straniero sconti la pena nel Paese d’origine»
«Stiamo lavorando per fare scontare la pena nei paesi di origine dei detenuti stranieri, ma al momento l’unico paese con cui è stato fatto l’accordo è la Tunisia». Lo ha detto il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri dopo la visita nel carcere di Marassi a Genova. «Anche le pene alternative sono una strada fondamentale da percorrere per risolvere il problema del sovraffollamento. Ci siamo dati delle scadenze per presentarci a maggio in Europa e potere dire che abbiamo risolto in parte la questione». Al momento, secondo i dati del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, sono 23.436 i detenuti stranieri oggi in Italia, una percentuale pari al 36 per cento degli attuali 65.831 ristretti nelle oltre 200 carceri del Paese. «Di questi, 9.499 arrivano da Paesi europei, 11.203 dall’Africa, 1.252 dall’Asia, 1.463 dalle Americhe», spiega Donato Capece, segretario generale Sappe. Per il 56 per cento si tratta di detenuti definitivi, che scontano una pena. I primi sei Paesi esteri per numero di detenuti presenti sono Marocco (4.463), Romania (3.700), Tunisia (2.927), Albania (2.888), Nigeria (1.010) ed Algeria (616) e «l’elevata presenza di stranieri tra i detenuti accentua inevitabilmente le criticità con cui quotidianamente si devono confrontare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria». Secondo il Sappe «pochissimi sono stati negli ultimi due anni i detenuti espulsi dall’Italia a titolo di misura alternativa: 896 nel 2011 e 920 nel 2012». Per questo il Sappe ha più volte sollecitato “il ministro della Giustizia ed il governo a favorire la circolarità degli stranieri detenuti in Italia, a cominciare da quelli comunitari, facendo scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza, attraverso accordi bilaterali tra gli Stati aderenti all’Unione Europea favoriti dalla Commissione Europea. Questo potrebbe essere un primo segnale per ridurre concretamente, seppur molto parzialmente, il sovraffollamento penitenziario in Italia». Il segnale lanciato ieri dal Guardasigilli da Genova va in questa direzione.