Ancora guerriglia e terrore in Valsusa. I No Tav appena “beatificati” danno fuoco a tre betoniere

9 Set 2013 10:41 - di Antonella Ambrosioni

Semina di nuovo terrore il fanatismo ideologico dei No Tav. Tre betoniere della Imprebeton, azienda impegnata nei lavori della Torino-Lione, sono state date alle fiamme. Il fuoco a Salbertrand, nella sede dell’azienda, si è esteso alla vicina officina. Per precauzione le auto che percorrono la A32 e sono dirette a Torino sono costrette a uscire dall’autostrada al casello di Oulx Ovest e a rientrare a quello di Susa. L’attentato è avvenuto a poche ore dalla visita del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, a Torino, dove aveva incontrato una delegazione di imprenditori impegnati nei lavori per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione. Una escalation  inarrestabile di episodi devastanti ha reso tutta la regione una campo di battaglia dove gruppi antagonisti –  “santificati” anche da intellettuali come Vattimo e dallo scrittore De Luca – la fanno da padroni usando i peggiori metodi mafiosi, dalle minacce alle intimidazioni, contro chiunque la pensi diversamente  e lavori per il nuovo “nemico”: l’infrastruttura ferroviaria. La guerriglia è in atto da troppo tempo. Le loro azioni “rivoluzionarie” chiamano a raccolta estremisti di tutta Europa, supportate da “arsenali”  dove sono stati rinvenuti razzi, molotov, cesoie, fionde, chiodi a tre punte e quant’altro. Se non c’è scappato il morto, per ora, è stato un puro caso. Ora anche la sinistra si è arresa all’evidenza. «Contro i mafiosi No Tav – è la dura presa di posizione di Esposito, vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato del Pd – non resta che applicare le leggi previste per la mafia». «L’escalation terroristica dei No Tav è segno della loro sconfitta sul piano delle ragioni e del consenso», commenta Maurizio Lupi, dopo l’attentato incendiario. «Ai delinquenti – aggiunge il ministro – risponderemo con le armi della giustizia e con la politica del fare. Facendo la Tav e proteggendo chi ci lavora».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *