Siria, cresce la voglia di intervento armato. L’Italia mette i paletti: mai senza l’Onu

27 Ago 2013 19:06 - di Antonio Pannullo

In Siria è un copione già visto: la voglia di intervento armato di alcune nazioni occidentali – Francia in testa – è tanta, e non certo per motivi umanitari. La storia recente ha insegnato che tutte le invasioni militari “pacificatrici” sono fallite: dall’Iraq – per il quale erano state usate le stesse argomentazioni false che oggi sono propalate per Damasco – all’Afghanistan, dai Balcani alla Libia, precipitata ancora di più nel caos, quindi il motivo dell’aggressione a uno Stato sovrano quale è la Siria non sono quelle che dicono. Però la guerra crea indotto economico, utile in tempi di crisi, le missioni saranno una splendida “vetrina” per la tecnologia di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, i cui sofisticati mezzi potranno essere acquistati da Paesi emergenti. È un copione già visto, quello di indurre i media internazionali a convincere l’opinione pubblica ad adottare la visione manichea già vista prima: i cattivi sono tutti da una parte, e i buoni dall’altra. Stavolta però in Siria le cose non vanno come sperato, per questo si stanno accelerando i tempi con la storia della armi chimiche usate sulla popolazione dal “tiranno”.

Qualche mese fa Damasco denunciò l’ingresso di armi chimiche nel Paese dai confini turchi, e pochi giorni fa la tv siriana ha documentato i contenitori di gas provenienti dall’estero. Quotidianamente esponenti del governo legittimo e esponenti religiosi legati al governo, vengono assassinati con attentati terroristi. È stato anche documentato che migliaia di mercenari anti-Assad sono stati reclutati in molti Paesi arabi (in Tunisia recentemente è stata sgominata una rete di questo tipo) e che attualmente l’ “esercito” dell’opposizione è composto da stranieri e non da patrioti siriani, i quali sono tutti schierati con il presidente Assad. Per quanto riguarda le armi chimiche, da tempo il governo siriano ha chiesto e ottenuto la visita degli ispettori delle Nazioni Unite, che attualmente si trovano in Siria. Infine, parrebbe veramente bizzarro che il governo scegliesse proprio il giorno della visita degli ispettori dell’Onu per scatenare questo fantomatico assalto chimico; non solo, sparando pure addosso al convoglio degli ispettori. È evidente che non è possibile e che è accaduto quello che sta accadendo: provocazioni delle quali incolpare il governo legittimo per sollecitare l’intervento armato straniero. Insomma, una grande ipocrisia, tanto più se si considera che i nostri due connazionali Quirico e Dall’Oglio sono in mano ai ribelli – ai ribelli non ai governativi – e della loro sorte non si riesce a sapere nulla, come ha lamentato la titolare della Farnesina Emma Bonino, la quale ha sottolineato giustamente che qualsiasi azione dovrà essere stabilita nel quadro della Nazioni Unite.

Il premio Nobel per la pace Barack Obama sembra non si è ancora deciso all’azione, anche se la Nbc dà per certo l’inizio dei raid per giovedì. Quello che è certo è che l’Italia non deve nuovamente fare l’errore di accodarsi alle guerre statunitensi o francesi senza avere la prova provata dei crimini contro l’umanità e soprattutto di chi li commette. Meglio sarebbe la soluzione diplomatica, colloqui con il governo siriano, ma nessuno li ha mai non solo fatti ma neanche proposti: l’Occidente preferisce parlare, sin dall’inizio della crisi, con l’opposizione. È difficile davvero non sentire puzza di bruciato…

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