Sei immigrati annegano a 15 metri dalla riva del lungomare di Catania. Tra loro c’è anche un ragazzino

10 Ago 2013 14:52 - di Redazione

Sono annegati a quindici metri dalla riva, forse per il semplice fatto di non saper nuotare. E i loro corpi sono rimasti esposti sulla spiaggia per ore in un dei lidi più esclusivi di Catania. L’ennesima tragedia dell’immigrazione fa segnare la morte di sei persone annegate durante il tentativo di raggiungere la riva del lungomare Plaia di Catania, dopo che il peschereccio con cui erano arrivati si era arenato a 15 metri dalla riva. Gli extracomunitari che non sapevano nuotare sono “precipitati” in un canale profondo alcuni metri che c’è prima della battigia. I sei facevano di un gruppo di circa 120 migranti che erano a bordo del piccolo motopeschereccio, tutti giovani di età inferiore ai 30 anni. Tra loro c’è anche un minorenne, un ragazzo di 13-15 anni. Un bambino disidratato, dei 98 immigrati sbarcati a Catania, sei dei quali morti annegati, e provocato dal lungo viaggio, durato circa una settimana, è stato invece ricoverato per precauzione in ospedale. Visiti mediche sono state disposte anche per una donna incinta. I naufraghi hanno detto di provenire prevalentemente dall’Egitto e dalla Siria. Tra loro ci sono anche 17 minorenni. A tutti è stato dato da mangiare, perché avevano finito le scorte alimentari. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza del reparto aeronavale di Messina e baschi verdi di Catania, Vigili del fuoco, Protezione civile, personale medico del 118 e volontari. Il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, ha aperto un’inchiesta, che coordinerà personalmente. Il reato ipotizzato è, al momento, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo. Il procuratore ha disposto l’esame autoptico esterno e soltanto in caso di ulteriori accertamenti deciderà sull’eventuale autopsia. Sulla dinamica sono in corso accertamenti, ma il magistrato ha confermato che la tesi privilegiata è l’annegamento appena scesi dalla barca. «Il natante – ha spiegato il procuratore Salvi – si è arenato su una secca: i migranti hanno pensato che si toccasse, sono scesi dalla barca e invece sono annegati perché l’acqua all’improvviso diventa profonda» Sono una ventina i migranti che sono riusciti ad arrivare vivi sulla spiaggia, gli altri sono rimasti sul natante. I primi a dare l’allarme sono stati i gestori del lido Verde. Sulla battigia c’erano già due corpi, altri quattro sono stati recuperati da vigili del fuoco e capitaneria di porto in mare.

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