Riforme, al via il dibattito a Montecitorio. Sarà la volta buona?
È iniziata oggi alla Camera la discussione sulle riforme costituzionali dopo l’accelerazione sulla legge elettorale che dovrebbe essere votata entro ottobre. Un primo passo per la riscrittura dell’architettura istituzionale sempre invocata e mai realizzata in questi decenni. È il giorno delle dichiarazioni di principio e degli impegni trasversali a trovare la quadra superando le bandiere di partito. «Siamo davanti a un passaggio importante ed epocale per il Parlamento e per il Paese», con queste parole Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari costituzionali, ha aperto il dibattito generale, «il senso del dovere, il grande contributo offerto in Commissione anche dall’opposizione, – ha detto il parlamentare del Pdl – mi induce a essere particolarmente convinto della possibilità che il provvedimento possa avere un buon esito». Però avverte: deve essere approvato prima della riforma elettorale altrimenti si rischia di creare un modello elettorale «troppo anticipato, precostituito, che potrebbe addirittura condizionare il lavoro sulle riforme». Marina Sereni del Pd rassicura sui salti nel vuoto: «non ci saranno stravolgimenti della Carta, nessuna modifica dell’art.138, nessun pericolo per la democrazia». Il fulcro della legge prevede l’istituzione di un Comitato di venti senatori e venti deputati per predisporre uno o più disegni di legge di modifica della seconda parte della Costituzione. Rosi Bindi avverte che la logica di «conservazione ostinata» nei confronti della Carta non serve «né al Paese né alla Costituzione». Fratelli d’Italia, dall’opposizione, lascia aperti molti spiragli. «Per quanto potrà dipendere da noi, le riforme stavolta si faranno», ha detto Fabio Rampelli nel suo intervento che non ha risparmiato critiche ai leader dei partiti della seconda Repubblica, nessuno escluso, responsabili dell’incapacità di offrire all’Italia le riforme istituzionali da tutti invocate. «Come Fratelli d’Italia – ha continuato – combatteremo per l’inserimento nella Costituzione di alcuni principi fondamentali, come l’inserimento di un tetto al prelievo fiscale; la definizione del principio di equità generazionale, affinché sia impedita la formazione di debiti da trasferire alle successive generazioni; una più puntuale definizione dello status giuridico e dell’organizzazione di partiti e movimenti; l’estensione del diritto di elettorato attivo e passivo a tutti i maggiorenni». Ignazio La Russa ha messo in guardia da chi lavora dietro le quinte perché «nulla avvenga». «So che la maggioranza farà più resistenza di quanto sarà vogliosa di ammettere, di fronte alla possibilità di trasformare questa Repubblica in una Repubblica semi-presidenziale, obiettivo principale del mio gruppo». Oggi un governo che ha una larghissima maggioranza ci chiede di acconsentire alla nascita di una supercommissione, che chiamiamo comitato, ha concluso, Fdi non è contraria a priori. Bastian contrari, come da copione, i grillini che lamentano la bocciatura in commissione dei loro emendamenti. «Se questo è il modo di coinvolgere le minoranze nelle riforme costituzionali il futuro di questa Repubblica è grigio», ha detto Riccardo Fraccaro, relatore di minoranza sul ddl.