New York, “battaglia” di offerte per acquistare il prestigioso Empire State Building
È “guerra” per mettere le mani sul gioiello di New York. Thor Equitiy, il colosso dell’immobiliare della Grande Mela, avanza la sua seconda offerta per l’Empire State Building: l’ammontare non è noto ma è sicuramente superiore ai 2,1 miliardi di dollari in contanti messi sul piatto dalla stessa Thor in giugno. E Thor non è l’unica a corteggiare l’edificio simbolo di New York: sul tavolo della famiglia Malkin, che controlla l’Empire State Building, ci sono altre due offerte.
La corsa all’acquisto del grattacielo storico è iniziata da quando la famiglia Malkin ha ottenuto il via libera alla creazione di un fondo immobiliare, nel quale far confluire diverse proprietà, da quotare in Borsa. L’obiettivo di Malkin è quello di raccogliere 1 miliardo di dollari con lo sbarco a Wall Street, in quella che sarebbe la maggiore ipo immobiliare da anni. Le offerte d’acquisto giunte sono tutte più elevate dell’obiettivo di raccolta per l’Empire State Building, il cui valore è stimato in 2,5 miliardi di dollari incluso il debito. La famiglia Malkin ha più volte assicurato che intende valutare tutte le proposte. Un’eventuale vendita dell’Empire State Building dovrebbe comunque ottenere il via libera anche del fondo di Leona Helmsley, l’ereditiera alberghiera e una delle maggiori stakeholder del grattacielo. E, a dimostrazione della volontà di metter le mani sull’edificio, Thor ha presentato un’offerta anche per rilevare il 63,8% che l’Helmsley Estate ha nell’Empire State Building Company, che ha in sub-affitto il grattacielo fino al 2076. L’autorizzazione alla vendita dovrebbe arrivare anche dagli altri azionisti del gruppo immobiliare. Ed è proprio su questi che è puntata l’attenzione, dopo che nell’ultimo anno hanno dato battaglia alla famiglia Malkin, ritenendo l’ipo non appropriata. Sono stati mesi di duro scontro, con molti azionisti scettici a rinunciare al loro “pezzo” di storia e convinti che solo la famiglia Malkin trarrebbe benefici dalla quotazione del gruppo. Altri invece si erano schierati a favore dell’ipo, con la quale sarebbe stata eliminata l’esistente struttura di comando bizantina. Il rischio è che una vendita possa riaprire la spaccatura, complicando il processo anche della quotazione.