L’ultima, sconclusionata minaccia di Grillo. «Sono stanco di essere gandhiano»

30 Ago 2013 15:15 - di Mariano Folgori

Il povero Mahatma starà già rivoltandosi nella tomba: se uno dei suoi discepoli è Beppe Grillo, allora vuol  dire che il suo insegnamento non  è servito a granché. Proprio alla corrente fondata dal padre dell’indipendenza indiana s’è voluto richiamare il comico-leader, ancorché per fare intendere di aver abbandonato il terreno della non violenza. «Io sono stanco di essere gandhiano, di osservare leggi fatte per favorire i delinquenti». Che cosa voglia dire con questo sconclusionato richiamo a Gandhi  solo lui lo sa. Così, a naso, sembra una minaccia.  «Dietro il M5S ci sono quasi nove milioni di voti, ma questi, che hanno occupato ogni posto di potere, se ne sbattono i coglioni. Non dobbiamo contare nulla. Sapere nulla».

La verità è che, di mese in mese, Grillo ha dovuto constatare la perdita progressiva di rilevanza politica per il M5S e per la sua improvvisata (e pittoresca) classe parlamentare. Il comico sa bene che l’unica possibilità di rilancio passa per il caos, per la  sfiducia, per l’inconcludenza dei due blocchi politici tradizionali. E certamente non deve essergli andata giù la cancellazione dell’Imu e il contributo alla stabilità del quadro politico che ne è seguito. E questo va detto nonostante siano in molti nel Pd (Fassina docet) che vorrebbero far saltare il tavolo.  Il rafforzamento degli equilibri politici è la più grande delle sciagure per Grillo, come dimostra anche quest’altro passo della sua ultima esternazione sul blog: «Ieri è stata una giornata particolare in cui la coppia Violante&Napolitano ha forse trovato il cavillo mancante per salvare un pregiudicato con il rinvio della legge Severino alla Corte Costituzionale. Una legge che impedisce a chi ha condanne superiori a due anni di sedere in Parlamento».  E allora fuoco alle polveri, ancorché si tratta (almeno pere qullo che riguarda il M5S) di polveri bagnate.

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