Damasco: il gas usato dai ribelli, ecco le prove. Bonino e Mauro contrari all’intervento militare

28 Ago 2013 18:23 - di Antonio Pannullo

Mentre rullano i tamburi di guerra occidentali (anche del premio Nobel per la pace Obama) le autorità siriane affermano che il 21 agosto scorso sono state usate armi chimiche ma che queste sono state utilizzate dall’opposizione armata. Lo ha detto il viceministro degli Esteri siriano Faysal al Miqdad, precisando che il rapporto completo è stato già inviato alle Nazioni Unite.Le autorità siriane, che non controllano militarmente i territori che si dice siano stati colpiti, hanno compiuto un’inchiesta parallela a quella degli ispettori Onu presenti nel Paese. Miqdad ha affermato: «Abbiamo sottoposto all’Onu tutte le prove e i documenti che mostrano che a usare armi chimiche è stata l’opposizione e non lo Stato». Nel presunto attacco chimico il 21 agosto scorso sono morte, secondo attivisti e medici, più di mille persone. Il vice ministro degli Esteri siriano Faisal al Maqdad ha accusato Londra e Parigi di aver aiutato i terroristi a usare le armi chimiche in Siria e che gli stessi gruppi le useranno presto contro l’Europa. Parlando con i giornalisti all’Hotel Four Seasons di Damasco, al Miqdad ha detto di aver presentato agli ispettori dell’Onu le prove che gruppi di terroristi armati hanno usato il gas sarin in tutti i siti dei presunti attacchi. «Ripetiamo che sono stati i gruppi terroristi a usarle (le armi chimiche) con l’aiuto degli Usa, della Gran Bretagna e della Francia e questo deve finire», ha precisato, aggiungendo: «Questo vuol dire che queste armi chimiche presto saranno usate dagli stessi gruppi contro il popolo d’Europa».

Gli ispettori Onu presenti in Siria per indagare sul presunto uso di armi chimiche nel Paese in guerra sono tornati nel loro albergo di Damasco dopo aver compiuto stamani il secondo giro di verifiche nella regione della capitale. Lo riferiscono media libanesi che citano i loro inviati a Damasco. Secondo il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon, ci vorranno almeno quattro giorni perché gli esperti concludano le indagini sul presunto attacco chimico del 21 agosto scorso.

Anche con un’eventuale via libera dell’Onu l’intervento italiano non sarebbe automatico, ma farebbe scattare un «serio dibattito in Parlamento». Lo ha assicurato il nostro ministro degli Esteri Emma Bonino, alla quale ha fatto eco il collega alla Difesa Mario Mauro: «Non ci sono spazi – ha detto in un’intervista ad Avvenire – perchè l’Italia prenda parte attivamente ad una nuova azione militare». Mentre l’Italia frena su un suo eventuale coinvolgimento, dalla regione arrivano avvertimenti chiari sulle possibili conseguenze di un attacco: la Siria minaccia un contrattacco anche su Israele e la guida suprema iraniana, Ali Khamenei, assicura: il Medio Oriente è una polveriera, un attacco Usa avrebbe conseguenze disastrose. La Casa Bianca martedì sera ha riunito il Consiglio di sicurezza nazionale, e forse già nelle prossime ore renderà noto il suo rapporto sull’uso di armi chimiche. Mentre la crisi fa salire il prezzo del petrolio a livelli record. «Capiamo le ragioni che spingono alcuni Paesi a voler dare un avvertimento muscoloso – ha detto Bonino – ma riteniamo che per la condizione di estrema complessità della regione e le possibili reazioni di altre potenze… solo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu possa e debba assumersi la responsabilità di un intervento. Ma anche se ci fosse il via libera dell’Onu la partecipazione dell’Italia all’intervento non sarebbe automatica». Anche perché – ha aggiunto – si tratta di interventi che «nascono tutti limitati e poi diventano illimitati».

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