Bossi si rifà vivo, e sempre con la stessa solfa: «Un giorno serviranno le armi padane…»

10 Ago 2013 16:38 - di Redazione

«Per fortuna che in Valtrompia ancora si producono le armi, un giorno serviranno». Dopo un lungo black out, ieri sera Umberto Bossi a margine di un comizio a Sarezzo (Brescia) ha rispolverato un suo antico cavallo di battaglia: la minaccia della rivolta armata dei popoli padani. Rispondendo ad alcune domande di un gruppo di militanti del Carroccio il fondatore della Lega ha invocato l’uso delle armi rispondendo a chi contestava l’abolizione delle province: «Una decisione che annulla l’identità di un popolo. Vuol dire non rispettare quello che c’è sul territorio. In Valtrompia però per fortuna ci sono ancora le armi…». Parole che suonano come vecchie provocazioni senza senso, dopo vent’anni di annunci e minacce di rivolte armate o non. Ma di sicuro Bossi sta provando a tornare in campo per fronteggiare lo strapotere di Maroni, che oltre ad aver assunto la guida della Lega prosegue nel suo tentativo di epurazione dei bossiani. Intanto tra i leghisti c’è fermento e anche nuove iniziative: “Prima il Veneto” è il nome dell’associazione politico-culturale a cui hanno dato vita esponenti e militanti della Lega veneziana che non si riconoscono nella linea del Carroccio portata avanti dal segretario Roberto Maroni e dal segretario regionale Flavio Tosi. L’associazione ha posto nel suo programma “dieci punti per risollevare il Veneto”. E in apertura c’è l’indipendenza della Regione come “unica soluzione anticrisi”. Poi, questioni legate al lavoro, allo sviluppo economico e alla sicurezza.

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