Anche il “Washington Post” nelle mani di Jeff Bezos: è lui l’erede di Steve Jobs?

6 Ago 2013 15:33 - di Redattore 92

Forse è davvero lui l’erede di Steve Jobs. Con l’acquisizione per 250 milioni di dollari del Washington Post, Jeff Bezos si conquista un posto d’onore tra i tycoon della comunicazione, nella categoria dei miliardari “illuminati” che, apparentemente, cercano di guardare oltre il profitto. Dopo il successo ottenuto con il commercio elettronico del suo sito Amazon, che gli ha fruttato un patrimonio di 28 miliardi di dollari, Bezos si è regalato un “giocattolino” che vale l’un per cento del suo portafoglio.

Un acquisto «a titolo personale», ha precisato Bezos che secondo la rivista Forbes è l’undicesimo uomo più ricco d’America e il diciannovesimo più ricco al mondo, che vuole andare oltre il business. Il quotidiano che negli anni Settanta salì alla ribalta per lo scoop che portò alle dimissioni del presidente Nixon e che tutti conoscono per la versione romanzata offerta nel film  Tutti gli uomini del presidente è molto più di un quotidiano nel panorama dell’informazione.  «Il dimostrato genio di Bezos nella tecnologia e nel business, il suo approccio di lungo termine e il suo senso morale lo rendono un buon proprietario per il post», ha commentato Donald Graham, amministratore delegato dello storico quotidiano che vanta 136 anni di storia. Gli inizi sono stati pioneristici, molto simili a quelli del fondatore della Apple: Bezos, 49 anni, ha creato Amazon nel 1994, dopo aver attraversato gli Stati Uniti da New York a Seattle, scrivendo il piano di business durante il tragitto. La sede della società era inizialmente in un garage e la sua fondazione ha in parte coinciso con la sentenza della Corte suprema, in base alla quale chi vendeva prodotti online non doveva incassare tasse sulla vendita negli stati in cui non era presente fisicamente. Il fondatore di Amazon aveva mostrato interesse per i media nei mesi scorsi, investendo 5 milioni di dollari in Business Insider.

In una lettera Bezos si è rivolto in modo diretto ai dipendenti del Washington Post: «Avrete sentito la notizia e alcuni di voi l’avranno accolta con apprensione». Indicando che ci saranno dei cambiamenti, allo stesso tempo rassicura: «Non guiderò il Washington Post giorno per giorno. Il Post ha già un eccellente team al comando, che sa molto più di me di media e sono grato che abbia accettato di restare. Il dovere del Post resterà quello nei confronti dei lettori», ma cambiamenti sono necessari. Scrive Bezos un consiglio che vale per tutti i giornali del mondo: «Internet sta trasformando il business delle notizie – ha scritto il magnate del New Mexico – erodendo fonti di reddito a lungo affidabili, e consentendo nuove forme di concorrenza, alcune delle quali abbassano o addirittura cancellano i costi nella raccolta delle notizie. Non ci sono strade prestabilite, e tracciare un sentiero da percorrere per il futuro non sarà facile. Avremo bisogno di inventare, e quindi avremo bisogno di sperimentare». E proprio il commercio elettronico ha dato un colpo mortale all’editoria cartacea. Singolare quindi che Bezos cerchi di rilanciare un quotidiano che negli ultimi anni ha dimezzato le vendite, a causa anche della concorrenza di aziende come Amazon. Più che il fiuto per il business stavolta ha contribuito il senso di colpa?

Una scena di Tutti gli uomini del presidente

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