Letta: «Autunno caldo? No, una stagione di rinconciliazione»
La crisi sociale ed economica non s’attenua? La via di uscita non può venire dall’esasperazione dei conflitti. È un Enrico Letta che rilancia il dialogo sociale ed economico quello che si fa intervistare dalla tv greca Alpha a due giorni dal suo viaggio ad Atene. «Non vogliamo un autunno caldo di tensioni. Vogliamo un autunno di riconciliazione con le opinioni pubbliche, con i lavoratori, con i giovani, esasperati per gli anni che hanno vissuto. I prossimi mesi saranno importanti» per imprimere una svolta. Recarsi ad Atene significa recarsi nel punto più doloroso dell’Europa, là dove esplodono nel modo più grave le contraddizioni di una costruzione comunitaria incompleta, contraddittoria e assai poco solidale. È per questo che il premier prepara il suo viaggio lanciando un messaggio di eurofiducia ai greci. «Porto in Grecia l’idea che l’Ue deve essere speranza. Se l’Ue è vista come disperazione, non abbiamo nessuna soluzione per il futuro». Il presidente del Consiglio sottolinea anche il fatto che la Grecia «ha fatto passi avanti molto importanti». Il messaggio è che i sacrifici fatti si devono tradurre in una nuova fase di ripresa economica e sociale. «È interesse di tutti» che i progressi «siano definitivi».
Comune deve essere l’obiettivo di italiani e greci affinché l’Ue cambi in senso sempre più sociale le sue politiche. Il 2014 per l’Europa deve essere «l’anno della svolta» per un’Unione «diversa, migliore, più concentrata sul tema del lavoro». «La grande occasione» per l’Europa è rappresentata dal fatto che nel primo semestre dell’anno la Grecia presiederà l’Ue e nel secondo semestre toccherà all’Italia. Un grande appuntamento in tal senso è quello delle elezioni europee del 2014. «Il prossimo parlamento Ue sarà eletto in un clima che può essere di riconciliazione o di grande tensione». Nel primo caso «verranno premiate forze che guardano all’Europa positivamente, che la vogliono cambiare ma in modo positivo». Se il clima sarà invece di tensione, saranno «premiate forze più anti Ue, euroscettiche». La seconda ipotesi «sarebbe un fatto negativo. Dobbiamo saperlo per tempo e c’è bisogno di agire.