La sinistra ha scoperto che le agenzie di rating non sono il Vangelo. Ma quando c’era il Cav…

10 Lug 2013 14:37 - di Gabriele Farro

Se ne sono accorti. O meglio, stavolta tocca a loro e quindi non gli va giù. Le “strane sentenze” di S&P, lo spauracchio della soglia spazzatura e della retrocessione dell’Italia stanno dando fastidio anche a quegli esponenti del governo che prima sorridevano sornioni alle bocciature delle agenzie di rating. E che dopo il sorriso sornione utilizzavano le bocciature per la propria propaganda elettorale. Fabrizio Saccomanni confessa ora quello che avrebbe dovuto confessare già due anni fa, quando le stesse “strane sentenze” prendevano di mira il governo Berlusconi, con una tempistica quantomeno sospetta e una puntualità da orologio svizzero. «Da tempo – ha finalmente detto Saccomanni – è aperto il dibattito sul ruolo delle agenzie di rating perché le loro decisioni possono avere effetti destabilizzanti». Meglio tardi che mai. Inoltre, ha aggiunto, «la decisione di S&P appare basata su una estrapolazione meccanica dei dati passati» senza «considerazione per le misure prese» e con «la percezione di rischi basati solo sugli scenari peggiori». Parole, queste, che sono state più volte pronunciate dai vertici del centrodestra nella stagione degli attacchi decisi a tavolino dalla finanza internazionale e dai poteri forti. Tutto ciò dimostra la miopia della politica del Pd. C’è però un elemento che la sinistra evita di sottolineare. E che invece ha fatto notare Fabrizio Cicchitto: «Sia Fmi che la S&P mettono nel mirino in modo esplicito alcuni provvedimenti particolarmente delicati del governo quali l’Iva e l’Imu con la chiara intenzione di provocare comunque contrasti nella maggioranza. In sostanza, è sempre più chiaro che non si vuole solo colpire definitivamente Berlusconi con una inusitata operazione giudiziaria, ma anche liquidare il governo Letta e la maggioranza che lo sostiene». Saccomanni e compagni dovrebbero rendersene conto e agire di conseguenza, abbandonando finalmente la loro miopia politica. Solo cancellando l’Imu e impedendo l’aumento dell’Iva si darebbe uno schiaffo alle agenzie di rating e ai burattinai dell’economia internazionale. Un po’ di coraggio consentirebbe finalmente a tutti di tenere la schiena dritta e di non rendere l’Italia un Paese suddito.

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