La crisi fa emigrare anche Natuzzi, l’azienda leader mondiale del divano. E in Italia scattano i licenziamenti

1 Lug 2013 18:38 - di Antonella Ambrosioni

La crisi mette ko un altro marchio storico e sinonimo di qualità dell’industria italiana, la Natuzzi, azienda leader in fatto di salotti, divani e poltrone. Il gruppo  ha annunciato 1.726 licenziamenti e la chiusura di due stabilimenti: Ginosa (Taranto) e Matera. Immediato lo sciopero generale in tutti gli stabilimenti della Natuzzi, annunciato in un comunicato congiunto dalle segreterie nazionali di tutte le sigle sindacali che evidenziano «il fallimento della dirigenza del Gruppo che dopo un lunghissimo periodo di concessione della cassa integrazione non ha saputo trovare nessun progetto credibile per il rilancio del brand». Le segreterie nazionali «chiedono alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero del Lavoro, la convocazione urgente di un tavolo alla presenza dei Presidenti delle Regioni Puglia e Basilicata, anche per dare esigibilità ai contenuti dell’Accordo di Programma recentemente sottoscritto». Un impegno giunge immediato: «Presenterò un’interrogazione urgente ai Ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro perché si intervenga immediatamente per provare a correggere la proposta del gruppo Natuzzi», ha dichiarato Cosimo Latronico del Pdl. «La desertificazione produttiva non può essere la soluzione a condizioni di criticità senza provare ad usare tutte le risorse e gli strumenti che pure sono stati approvati come il contratto di programma per il distretto del salotto». Natuzzi ha comunicato ai sindacati la riorganizzazione dell’assetto italiano del gruppo, con la mobilità per 1.726 dipendenti a partire dalla fine della cassa integrazione (a ottobre). E questo per «salvaguardare la posizione di 2.789 lavoratori, di cui 1.449 interni e 1.340 nell’indotto». Illustrando il suo piano industriale in Confindustria a Roma, Natuzzi ha parlato di «costi industriali» maggiori rispetto a competitor stranieri e «concorrenti sleali» nel distretto pugliese-lucano. Azienda come poche in grado di coniugare innovazione e traduzione, con materiali naturali dai colori caldi e accoglienti, la Natuzzi occupa una fascia produttiva che in tempi di crisi è la prima a risentire del calo della richiesta, accerchiata da marchi che fanno della quantità, del basso costo e delle maxi-offerte i loro punti di forza. Il prodotto di qualità soffre in questo clima e da tempo si sta facendo strada l’idea di delocalizzare la produzione fuori dall’Italia per abbattere i costi. La crisi del mercato immobiliare e l’ulteriore calo dei consumi dell’arredamento di pregio in Europa e in Italia hanno fatto il resto. L’auspicio è che attraverso il dialogo e l’intervento congiunto di istituzioni, sindacati e di Natuzzi  possa scaturire un percorso condiviso per trovare soluzioni efficaci e sostenibili che non depauperino la produzione italiana in Italia.

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