Eurolandia: il problema non è la Germania “über alles”, ma la nuova ideologia tedesca
Guai a dire Germania über alles. La sapete l’ultima? Il ministro delle finanze Wolfgang Schauble afferma che Berlino non vuole un’ «Europa tedesca. Perché sarebbe difficile da sopportare anche per i tedeschi stessi. Noi vogliamo piuttosto una Germania al servizio della ripresa economica al servizio della ripresa economica della Comunità europea, senza uscirne indeboliti». E meno male che la signora Merkel e gli gnomi della Bundesbank non vogliono comandare nell’eurozona! Altrimenti, se così non fosse, che accadrebbe?
La questione europea e il ruolo che in essa svolge la Germania è il problema centrale per i popoli del Vecchio Continente nell’attuale storica. Ma, a partele discussioni legate ai vertici europei e a parte l’uso politico di certo sentimento antitedesco che percorre gli strati popolari più direttamente colpiti dalla crisi finanziaria continentale, i problemi di integrazione dell’Ue non sembrano, realmente, interessare più di tanto il dibattito politico nazionale, .da tutt’altro tipo di agitazioni percorso. Eppure è sempre lì che dobbiamo andare se vogliamo capire perché stiamo vivendo la crisi economica più lunga della nostra storia, dal dopoguerra in poi. E perché il tenore di vita medio e le speranze nel futuro si sono così tristemente abbassate nel corso degli ultimi dieci anni.
Al dunque, le affermazioni tipo quella del ministro tedesco offrono sempre l’occasione per riproporre, nel dibattito politico culturale, i termini esatti del problema che affligge da anni la vita della nostra società. In effetti c’è da credere alla buona fede di Schauble quando dice che i tedeschi non vogliono l’egemonia. Ma, per quanto possa sembrare paradossale, proprio qui sta il punto critico. Perché, se la Germania dovesse realmente (e apertamente) assumere un ruolo di leadership nell’Europa comunitaria, sarebbe poi costretta a esprimere una maggiore generosità e quindi ad assumersi tutti gli oneri della leadership: primo fra tutti quello di favorire il raggiungimento di più alti standard economici da parte dei Paesi in ritardo. Ed è proprio quello che la Germania non vuole, perché in tal modo dovrebbe rinunciare alla sua condizione di privilegiarius inter pares. Esempio clamoroso è offerto dallo spread, che consente alle imprese tedesche di finanziari a tassi più favorevoli rispetto a quelli praticati sui concorrenti italiani.
Ha dunque ragione Schauble quando dice che un’egemonia tedesca sarebbe difficile da sopportare per i tedeschi stessi. Il punto è che la Germania cura i propri interessi (a danno degli altri Paesi) non attraverso una supremazia politica, ma attraverso una vera e propria egemonia ideologica. È il ministro germanico a rivelarne (inconsapevolmente) l’esistenza quando così descrive la filosofia del rigore: «Non si tratta di idee tedesche ma di imperativi di una politica lungimirante». E già. È tipico di ogni ideologia presentarsi fondata su criteri validi universalmente. E rivelarsi di fatto un aravento ai reali interessi che essa stessa intende salvaguardare. Non a caso Carlo Marx scrisse un’opera che si intitolava L’ideologia tedesca.