Eppur si muove la macchina delle riforme: passa in Senato il nuovo art. 138. Le modifiche alla Carta in 18 mesi
L’attuale stagione politica non è solo all’insegna dello psicodramma. La macchina della riforma della politica è partita, quasi in sordina, ma in modo comunque significativo. L’Aula del Senato ha approvato in prima lettura con 203 sì e 54 no (M5S e Sel) il Ddl costituzionale che innova l’articolo 138 della Costituzione (quello relativo ai modi e ai tempi per la revisione della Carta), riducendo l’intervallo tra le deliberazioni delle due Camere (da 3 mesi a 45 giorni) e istituendo il Comitato dei 42 parlamentari incaricati di presentare all’assemblea i progetti di riforma. Altro, significativo provvedimento che inizia il suo iter in Parlamento è il progetto di legge sul voto di scambio, approvato dalla Commissione Giustizia della Camera. Per la prima volta si tenta intervenire in modo organico su uno dei grandi e storici mali della nostra democrazia e di contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle istituzioni rappresentative.
La riduzione dei tempi dell’approvazione delle leggi costituzionali in prima e seconda lettura è funzionale all’obiettivo di centrare in 18 mesi il processo di riforma costituzionale. Connessa all’obiettivo di snellire i lavori di modifica della Carta è anche la nascita del Comitato dei 42, che avranno il compito di esaminare le proposte di modifica in ordine alla forma di Stato, alla forma di Governo e al bicameralismo. Comprensibile la soddisfazione del premier Letta: «Un passo avanti per la necessaria riforma della politica. Rispettando i tempi». Il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello ha, dal canto suo, auspicato che il Ddl sia approvato in prima lettura , prima delle ferie estive, anche alla Camera «per rispettare il programma che il governo, insieme al Parlamento, si è dato». Va da sé che l’esito del procedimento di revisione costituzionale avviato dal Parlamento è strettamente legato alle sorti del governo e alla durata della legislatura. Ma, al netto di quelli che possono essere i diversi motivi di agitazione che scuotono in queste settimane la maggioranza, rimane il fatto che, sull’esito del processo riformatore, non ci stanno mettendo solo la faccia Letta e il governo, ma l’intero sistema politico. E, con i tempi che corrono, difficilmente gli elettori, anche gran parte di quelli rimasti finora fedeli a entrambi gli schieramenti, riusciranno a tollerare l’ennesima prova di irresponsabilità. E ad ascoltare chiunque dovesse malauguratamente affermare: «Sulle riforme, anche stavolta abbiamo scherzato!».