Dolce e Gabbana non sono di Sinistra? I Pisapia-boys volevano vendicarsi ma sono finiti kappaò

20 Lug 2013 14:06 - di Gabriele Farro

Non sono dei nostri, non sono di sinistra, vendichiamoci e offendiamoli. Sarà stato questo il ragionamento di un assessore di Pisapia che ha cercato di colpire Dolce e Gabbana con una battuta di pessimo gusto sulle loro vicissitudini giudiziarie e che però, alla fine, è rimasto colpito lui, bersagliato dalle critiche del popolo del web che l’ha invitato ad andarsene «con i cinesi» e ad evitare di offendere «gli italiani che rendono grande l’Italia nel mondo». Dolce & Gabbana non sono tipi da arrendersi e sono scesi sul piede di guerra. Prima una replica via Twitter («Comune di Milano fate schifo!!!») e poi la chiusura della boutique di Milano «per indignazione», come recita una scritta che appare in vetrina. Grossi cartelli, invece, hanno riportato un articolo di giornale con il titolo “Il Comune chiude le porte a D&G”. «Non siamo più disposti – hanno spiegato i due stilisti – a subire ingiustamente le accuse della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle Entrate, gli attacchi dei pubblici ministeri e la gogna mediatica a cui siamo sottoposti ormai da anni. Questo non solo per noi stessi, ma soprattutto per tutti coloro che lavorano con noi». Ed è per questo che “indignati” dal trattamento del Comune hanno deciso la serrata, rivendicando quanto hanno fatto per Milano: «Dobbiamo dire che negli ultimi trent’anni a questa città abbiamo anche dato tanto: prestigio e visibilità internazionale, posti di lavoro e sviluppo economico». E per questo hanno allegato una lista dei principali contribuenti di Milano con i redditi relativi al 2005 (cioè «prima – hanno scritto – che fossimo aggrediti dal fisco«) pubblicata dal Sole 24 Ore con le imposte pagate da Domenico Dolce e Stefano Gabbana(ambedue sopra i 12 milioni di euro). Nel periodo di serrata i due stilisti hanno assicurato che i dipendenti saranno comunque pagati. «Solo presso i nostri negozi di Milano sono impiegate oltre 250 persone che, nei prossimi giorni saranno comunque regolarmente retribuite, sebbene le attività resteranno chiuse». Per la giunta rossa di Pisapia un’altra pessima figura. E un’altra prova di come la sinistra giudichi (con invidia) chi dà e produce lavoro.

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