Disastro ferroviario in Spagna, le scatole nere confermano: il macchinista telefonava a 192 chilometri orari

30 Lug 2013 18:36 - di Redazione

Il macchinista del treno deragliato il 24 luglio a Santiago de Compostela in Spagna, Francisco José Garzon Amo, era al telefono al momento dell’incidente e frenò in ritardo. Quando azionò il freno, il convoglio andava a 192 chilometri orari e, al momento dell’impatto, a 152 orari. È quanto riportano alcuni media sulla base dei primi esami delle scatole nere fatti dall’autorità giudiziarie. Il macchinista, accusato di omicidio plurimo per “imprudenza”, secondo le prime indiscrezioni, aveva consultato poco prima del deragliamento una cartina; poi avrebbe avuto una telefonata con i tecnici della società ferroviaria Renfe, forse per discutere dei piani di viaggio. Il freno fu azionato una manciata di secondi prima dell’impatto, troppo pochi per ridurre la velocità e portarla sui livelli di sicurezza. Nella curva “A Gradeira” di Arois, luogo dell’incidente, il limite è di 80 km/h, ma alcuni tecnici interpellati dai media nei giorni successivi al deragliamento hanno sostenuto che è strutturata in modo da garantire la stabilità del treno fino a un 50 per cento oltre il limite.
Come è noto, a conclusione dell’interrogatorio il macchinista ha ottenuto la scarcerazione, in quanto avrebbe ammesso la propria imprudenza e nessuno ha sollecitato per lui la detenzione. Non ci sarebbero pericolo di fuga né di inquinamento delle prove, si è saputo da fonti giudiziarie. Per questo Garzon è stato rimesso a piede libero. Il magistrato gli ha imputato 79 omicidi e 178 ferimenti, gli ha ritirato il passaporto e per sei mesi anche la licenza di conduttore. La Renfe, la società che gestisce le Ferrovie spagnole, si è costituita parte offesa per accedere a tutte le fasi dell’inchiesta. Garzon, a sua volta, come dipendente della Renfe, ha diritto ad essere assistito dalla società nella sua difesa. Intanto è sceso a 70 il numero delle persone ancora ricoverate nell’ospedale di Santiago: 22 di queste (fra le quali due bambini) sono ancora in stato critico.

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