Da Sartori, politologo amato a sinistra, veleni sulla Kyenge: «Incompetente, una nullità». Ma nessuno s’indigna

17 Lug 2013 14:58 - di Luca Maurelli

Consigliarle “lezioni d’italiano” non è proprio razzismo ma ha il vago sapore della discriminazione etnica. Dare dell’oculista incompetente a un ministro neanche è razzismo, ma forse fa più male che sentirsi dare dell’orango. Accomunare una persona a una “nullità che non si sa bene a che titolo stia nel governo” non è proprio una frase da comizio leghista sul Po, ma poco ci manca.

Il professor Giovanni Sartori, oggi sul Corriere, è sembrato molto ispirato. Da Roberto Calderoli. E a Letta ha rimproverato, di fatto, di essersi fatto imporre una raccomandata incompetente. «Letta è del mestiere, conosce bene il mondo politico nel quale vive. Chi gli ha imposto, allora, una donna (nera, bianca o gialla non fa nessunissima differenza) specializzata in oculistica all’Università di Modena per il delicatissimo dicastero della “integrazione”? Lei, la Kyenge, si batte per un ius soli (la cittadinanza a tutti coloro che sono nati in Italia) mentre il suo ministero si dovrebbe occupare di “integrazione”. Allora a chi deve la sua immeritata posizione la nostra brava Kyenge Kashetu? Tra i tanti misteriosi misteri della politica italiana questo sarebbe davvero da scoprire», afferma Sartori.

Che non usa mezzi termini nel definire il ministro, insieme ad alcuni suoi colleghi, “nullità, brave persone messe al posto sbagliato”. «La Kyenge non sa, a quanto pare, che l’integrazione non ha niente a che fare con il luogo di nascita: è una fusione che avviene, o anche non avviene, tra un popolo e un altro. Io ho scritto un libro per spiegare quali siano i requisiti di questa integrazione etico-politica (che non è integrazione di tutto o in tutto). Capisco che un’oculista non deve leggere (semmai deve mettere i suoi pazienti in condizioni di leggere). Ma cosa c’entra l’immigrazione e l’eventuale integrazione con le competenze di un’oculista? Ovviamente niente».

Il Corriere, che recentemente è stato accusato di aver “delocalizzato” il fondo settimanale sullo stesso tema scritto dal politologo amato dalla sinistra (era iscritto al movimento Libertà e Giustizia di De Benedetti, per poi uscirne sdegnato dal fatto che non fosse abbastanza anti-berlusconiano) stavolta è stato collocato nel posto giusto, in bella evidenza. Ma gli argomenti erano gli stessi, sulla Kyenge. Non gli stessi di Calderoli. Ma forse altrettanto meritevoli di una sonora indignazione dai talebani del Pd, che invece, al momento, tacciono.

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