Addio minigonne e jeans nelle scuole russe: Putin impone il ritorno alla divisa
Addio a minigonne, jeans e scarpe da ginnastica nella scuola dell’obbligo russa: dal primo settembre torneranno le uniformi, come in epoca sovietica. Lo scrive il quotidiano Rossiskaya Gazeta, organo ufficiale del governo. L’idea era stata suggerita da Putin dopo la polemica dello scorso autunno a Stavropol, Sud della Russia, dove il direttore di una scuola aveva vietato ad alcune alunne di indossare l’hijab in aula. «Ciascuno dovrebbe sentirsi uguale», aveva sottolineato il leader del Cremlino. «È necessario – aveva proseguito – rispettare i sentimenti religiosi della gente, ma non dobbiamo dimenticare che la Russia è un paese secolare e multinazionale, dove la Chiesa è separata dallo Stato». Poi aveva spezzato una lancia a favore della divisa comune: aiuterebbe a risolvere il problema delle differenze socio-economiche tra gli scolari, aveva spiegato, perché i più poveri non si sentano di serie B. Un’eco dell’Urss, quando l’uniforme era unica in tutte le scuole da Vladivostok a Tashkent. L’unica differenza, ora, è che ciascuna scuola potrà scegliere materiale, taglio e colore dell’uniforme. Così, nella Russia di Putin , il valore democratico dell’uguaglianza coincide con il senso comune del decoro. Reminiscenze sovietiche e moderne esigenze alla tenuta sociale hanno decretato il bando delle minigonne e degli jeans. Esigenza legittima. Speriamo solo che il neo-rigorismo scolastico non sia il preludio di una campagna neonazionalistica contro le contaminazioni della cultura occidentale. Fin dal tempo della sua irruzione nella moda femminile, verso la metà degli Anni Sessanta, la minigonna è sempre stata un simbolo di libertà ed emancipazione, un simbolo che, dall’Occidente, si è propagato in tutto il mondo con straordinaria velocità.